Vita

L'intervista. De Palo: «Scelta dettata da furore ideologico»

Luca Liverani domenica 23 febbraio 2014
«Furore ideologico». Gianluigi De Palo non trova altri ter­mini per definire «un pro­getto che vuole imporre alle famiglie le priorità educati­ve per i loro figli, pretenden­do di parlare dei temi deli­catissimi della sessualità a bambini di pochi anni».
Ex assessore alla scuola, De Pa­lo oggi è all’opposizione con la lista civica 'Cittadini x Ro­ma'. L’impressione è che il Cam­pidoglio voglia indottrinare gli insegnanti su un tema discutibile come l’identità di genere. E i genitori? Il nodo è proprio la libertà e­ducativa. La scuola, per le fa­miglie, deve essere un sup­porto all’educazione. Qui si sta cercando di fare il con­tr​​ario: la scuola che impone un’agenda di contenuti alle famiglie. Il tema della ses­sualità è così delicato che le famiglie non possono dele­garlo. Soprattutto se con progetti extracurriculari. Nella nostra proposta di de­libera chiediamo che questi temi siano condivisi con l’as­sociazionismo e che i geni­tori conoscano nei dettagli questi progetti: non basta un avviso di tre righe sul diario. Va disinnescato questo ap­proccio educativo, aggressi­vo e ideologico. I cattolici in particolare, ma tutti i geni­tori, devono tornare a met­tere bocca su questi temi. Impegnarsi politicamente significa anche fare i rap­presentanti di classe. Ci stia­mo giocando il futuro e l’e­ducazione dei nostri figli».
Per far accettare il progetto si parla di lotta al bullismo e all’omofobia. Sia chiaro: siamo tutti total­mente contrari all’omofo­bia. Che però non si scon­figge con l’ideologia, ma con l’educazione, che le famiglie devono condividere con la scuola e le altre agenzie e­ducative. E cos’è, se non u­na battaglia ideologica, quella di voler indottrinare bambini di 9 mesi o 3 anni? C’è malafede in questa idea di formare gli educatori, è u­na strategia per mettere in conflitto famiglia e scuola. Per la Giunta il 'gender' è argomento adatto da trat­tare tra una filastrocca e un girotondo... Ma esiste un genitore che desidera parlare di orienta­menti sessuali a suo figlio di 2 anni? Non credo proprio. E meno che mai vorrebbe che fosse la scuola. Mi ap­pello al buon senso dei con­siglieri comunali perché vo­tino la nostra delibera, come ha già fatto il II municipio, guidato dal centrosinistra. Chi ha a cuore l’educazione non può accettare queste fu­ghe in avanti. Siamo stufi di chi vuole trasformare anche l’educazione in una batta­glia ideologica. Per la Giun­ta questo tema è un’osses­sione: sembra che non esi­stano le persone, ma gli in­dividui connotati dall’orien­tamento sessuale.