Vita

FECONDAZIONE ASSISTITA. Selezione dell'embrione, in extremis il governo presenta ricorso a Strasburgo

mercoledì 28 novembre 2012
L’Italia ha finalmente presentato ricorso presso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo contro la sentenza con la quale il 28 agosto era stata condannata perché la legge 40 non consente l’accesso alla procreazione artificiale di persone fertili ma affette da malattie genetiche e vieta la selezione dell’embrione presunto sano. Il ricorso italiano, curato dai Ministeri della Salute e degli Esteri, è stato depositato l’ultimo giorno utile e verte sulla necessità di salvaguardare l’integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale. La coppia ricorrente – Rosetta Costa e Walter Pavan – prima di rivolgersi al tribunale di primo grado del Consiglio d’Europa non aveva infatti percorso la trafila di tutti i gradi di giudizio in Italia, come invece è prescritto dalle regole della Corte. Il ricorso alla Grande Chambre – l’istanza di appello, che già aveva ribaltato la celebre sentenza della Corte contro l’esposizione in Italia del crocifisso nei luoghi pubblici – verrà esaminato per valutarne l’ammissibilità, che si dà per sacontata. Questo primo passo richiederà presumibilmente qualche mese, e altro tempo (altri 6 mesi) dovrebbe occorrere prima di un pronunciamento che sarà definitivo. Nel frattempo l’applicazione della sentenza di primo grado al caso specifico resta ancora sospesa e la legge 40 rimane integra nella parte in cui vieta la selezione degli embrioni.​“Esprimiamo il nostro apprezzamento per la presentazione del ricorso alla Grand Chambre della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo”, commenta Lucio Romano, Presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, alla notizia del deposito della domanda di rinvio da parte del governo italiano contro la sentenza di condanna della Legge 40. “Siamo vicini alla sofferenza delle coppie e alla loro difficile condizione di maternità e paternità”, ribadisce Romano “ma ricordiamo che nel nostro Paese permane il divieto di selezione degli embrioni, e auspichiamo un’assunzione di responsabilità in Europa che eviti derive eugenetiche”.