Vita

Fine vita. Referendum sull’eutanasia, su Twitter polemica tra Fedez e Adinolfi

Francesco Ognibene lunedì 23 agosto 2021

Lo scambio su Twitter

«Oggi a Messa ho ascoltato il Vangelo in cui si dice: "Questa parola è dura, chi può ascoltarla?". I preti, portatori della "parola dura", ricordino ai fedeli che il Papa e i vescovi hanno parlato chiaramente contro l’eutanasia: non si può firmare e sostenerla. O la fede o Fedez». È il tweet domenicale di Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, che ha fatto saltare i nervi al rapper milanese, impegnato nei suoi profili social a sostenere la campagna radicale per il referendum sull’eutanasia legale (ha anche firmato con la moglie Chiara Ferragni). «Fortunatamente la parola dei cittadini italiani vale più di quella di un vescovo. Se no saremmo ancora senza una legge sul divorzio – ha replicato Fedez –. Dio benedica il referendum. Dai Mario, fai 4 Ave Maria e non pensarci». Pronta la chiosa di Eutanasia legale, profilo della campagna radicale: «E già che ci siamo... tutti a firmare!».

Adinolfi risponde a stretto giro di tweet: «La replica di Fedez è per me incomprensibile, anche i vescovi sono cittadini italiani, la loro parola vale almeno quanto la sua. Fedez, che ignora i criteri basilari del diritto, non sa che sta invitando a far firmare per un referendum-imbroglio, che sarà rifiutato dalla Consulta». Perché tanta sicurezza? «L’abolizione delle pene dell'articolo 579 del Codice penale sull'omicidio di consenziente», aggiunge poi Adinolfi, otterrebbe «il risultato che, se il referendum passasse, ogni consenziente potrebbe essere ucciso in qualsiasi modo e senza ragioni mediche. Ovviamente questo è inaccettabile e dunque non essendo autoapplicativo il quesito sarà certamente rigettato. Ma tutto questo Fedez non lo sa (e io non ci sto più e i pazzi siete voi)», conclude Adinolfi citando De Gregori.

Tra i numerosi commenti del tweet di Fedez – perlopiù a suo favore, con un certo livore anti-cattolico aizzato dalla sua battuta – anche chi lo invita a dedicarsi alla musica e far meno politica (si ricorderanno le ripetute uscite pro-ddl Zan, dal palco del 1° maggio alla rete), l’invito a uscire dal soliloquio online e dibattere sull’eutanasia in pubblico, l’osservazione che il cantante si fa paladino solo di alcune libertà scelte da lui, ma anche chi gli ricorda che il divorzio in Italia fu introdotto per legge e non con referendum.