Vita

LA DIFESA DELLA VITA. Qualcosa si muove (dentro e fuori la Rai)

Pino Ciociola martedì 23 novembre 2010
Qualcosa si muove fra il palazzo di viale Mazzini e quello della politica. E forse anche più di qualcosa. Per ora si tratta solamente d’incontri, richieste, appelli e sit in, che però potrebbero (anche fra non molto) trasformarsi in fatti. Cominciano proprio dalla Rai e dalla probabile giornata di "svolta", ieri: il direttore generale Mauro Masi ha chiamato il direttore di Raitre Paolo Ruffini per sollecitare che nell’ultima puntata di Vieni via con me venga dato spazio anche alla difesa della vita.Una richiesta che era già esplicitamente arrivata, sempre ieri, anche da due componenti del consiglio di amministrazione della tivù di Stato: Antonio Verro (per la maggioranza) e Rodolfo De Laurentiis (per l’opposizione). Poiché secondo il primo «ritengo che il servizio pubblico non possa non dare ascolto a chi si fa portavoce di un tema così rilevante come quello del diritto alla vita» e dunque «sono certo che la direzione generale e il direttore di Raitre sapranno individuare la soluzione più opportuna».Sul fronte politico, invece, fioccano appelli e prese di posizione. Fra i primi, il più sostanzioso è quello dell’Udc, i cui gruppi parlamentari – al completo – hanno sottoscritto una lettera al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, per dirgli che «l’iniziativa promossa» dal giornale «per dare voce a chi voce non ha è stato subito accolto con il massimo consenso». E soprattutto per fargli sapere che l’Udc ha promosso (stamane, ndr) una manifestazione davanti alla sede Rai con lo slogan: "Più voce alla vita".Un sit-in che ci sarà (e al quale ha dato la sua adesione anche un esponente dell’Unione popolare cristiana,  il suo segretario Antonio Satta) a meno che prima non arrivino «risposte alle tante sollecitazioni rivolte alla Rai affinché nel programma Vieni via con me venga data voce non ai politici, ma a coloro che rappresentano disabili gravissimi che hanno scelto di vivere». In una parola, a sentire il leader Pier Ferdinando Casini, «vorremmo che la Rai, che è servizio pubblico, desse la parola anche a coloro che scelgono di lottare per la vita».Sul fronte della maggioranza, continuano intanto le adesioni all’appello "Fateli parlare", rivolto al cda Rai perché nei programmi del servizio pubblico, in particolare quello condotto da Fazio e da Saviano, «sia garantita la voce di chi rifiuta ogni forma di eutanasia», come ha fatto sapere il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, primo firmatario dell’appello finora sottoscritto da centodue parlamentari di Pdl e Lega: «È una lotta condotta in prima persona da quanti vivono in condizioni di sofferenza, ma non intendono praticare la via troppo facile dell’"aiuto alla morte"».Il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, nel frattempo sempre ieri si augurava che Saviano e Fazio diano «finalmente voce, come gli abbiamo chiesto fin dall’indomani dell’ultima puntata, ai tanti malati e alle loro famiglie che ogni giorno combattono la loro battaglia per la vita e chiedono rispetto». Secondo infine il capogruppo Pdl a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, «noi siamo pronti a difendere con determinazione e passione le ragioni della vita. Nel contempo, il servizio pubblico televisivo non può fare l’apologia dell’eutanasia come fanno Fazio e Saviano».