Vita

Pastorale della salute, l’ora di «toccare»

Francesco Ognibene giovedì 9 maggio 2019

L'immagine-simbolo del convegno nazionale di Caserta: colori, luci e materia dell'Antelope Canyon, negli Usa

Dopo la vista, il tatto. È un percorso attraverso i cinque sensi quello avviato nel 2018 dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute con un convegno nazionale che segnò una prima novità rilevante rispetto al passato con l’introduzione di alcuni forum a tema a integrazione delle sessioni plenarie su un argomento già di per sé inedito come chiave di lettura. L’edizione 2019 dell’appuntamento annuale per uffici diocesani e animatori di uno dei settori pastorali con più implicazioni umane raccoglie i frutti incoraggianti del test di un anno fa e moltiplica gli approfondimenti portando a 22 le sessioni tematiche "agganciate" ai 6 momenti assembleari su un tema – «Feriti dal dolore, toccati dalla grazia. La pastorale della salute che genera il bene» – col quale si porta la riflessione sul contatto tra medico e paziente, tra la persona sofferente e la tenerezza di Dio che non l’abbandona.

Da lunedì 13 a giovedì 16 maggio Caserta – sede scelta per il convegno – sarà dunque teatro di una novità rilevante per la pastorale sanitaria della Chiesa italiana, e non solo per i numeri imponenti (come i 110 relatori complessivi). «Apriamo in modo esplicito il nostro ambiente al confronto con i professionisti della medicina e della ricerca – spiega don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Cei – offrendo un terreno di incontro tra sanità e salute, intese nel senso più ampio. C’è molto da dirsi e da imparare, ascoltandosi. E la Chiesa si propone come luogo dove questo dialogo si realizza davvero». Sullo sfondo, la pubblicazione dell’atteso documento «sulla fase terminale della vita terrena», annunciata come ormai prossima dal recente Consiglio permanente Cei, al termine del quale si è anticipato che «i vescovi ne hanno condiviso un indice ragionato, dove emerge una Chiesa – la stessa che incarna la pastorale della salute diffusa sul territorio, attenta a farsi carico delle fragilità – che non si sottrae a vivere la propria missione, offrendo a tutti una riflessione che affronta alcune situazioni umanamente ed eticamente complesse».


È lo stile di una parola chiara, aperta e rispettosa offerta a tutti – in primis a chi si fa carico a diverso titolo dei malati e delle loro famiglie – che ispira anche le giornate di Caserta, con la partecipazione, tra gli altri, del segretario generale della Cei monsignor Stefano Russo, del presidente della Commissione episcopale per la carità e la salute monsignor Corrado Pizziolo, del priore di Bose Luciano Manicardi e dei presidenti nazionali delle associazioni di medici (Filippo Anelli) e infermieri (Barbara Mangiacavalli), presenza che è segno di un vero interesse delle professioni sanitarie. «È necessario uscire dal nostro ambito ristretto per incontrare chi ci sta aspettando – spiega Gianni Cervellera, teologo, presidente dell’Associazione italiana di pastorale sanitaria (Aipas), tra i promotori del "nuovo corso" –: c’è tutto un mondo della sanità che attende una parola diversa e qualificata e che considera la Chiesa legittimata a farlo, soprattutto per quel che riguarda le grandi questioni relative ai significati». Il percorso attraverso il linguaggio dei sensi promette di avvicinare ambienti che hanno molto da dirsi reciprocamente e che attorno al gesto del toccare l’altro – con l’abbraccio, la carezza, la cura del corpo – possono scoprire di capirsi ben oltre il semplice rispetto reciproco.


«Dopo aver istruito il tema mediante l’analisi biblico-teologica, antropologica e pastorale – si legge nel materiale informativo del convegno – intendiamo percorrere le ferite che derivano dal tocco invasivo o dall’assenza di vicinanza, per giungere a definire quali modalità sortiscano effetti di cura». Alle 22 sessioni tematiche, poi, il compito di chiarire come questo "toccare" l’altro, valorizzato dallo sguardo sul quale si è riflettuto un anno fa, diventi un percorso per umanizzare la relazione di cura. Un compito che l’Ufficio Cei affida alla responsabilità di sigle e realtà attive nella sanità cattolica, nella pastorale sanitaria o nelle professioni. Novità nella novità, infatti, ogni sessione è affidata a una di queste esperienze, ciascuna delle quali dunque mobilitata e coinvolta appieno nello svolgimento del convegno, nel dialogo con gli interlocutori del proprio panel e nella riflessione complessiva su aspetti che vanno dai minori all’autismo, dagli hospice alla salute mentale, dalla demografia al fine vita, e poi invecchiamento, economia, diaconato, disabilità... «Si mettono in movimento tutti i contatti raccolti nel lavoro dell’Ufficio – conclude Cervellera – rilanciando la disponibilità a lavorare insieme».