Vita

Olanda. Cambia idea, ma le praticano lo stesso l’eutanasia

Maria Cristina Giongo sabato 4 febbraio 2017

Nei Paesi Bassi una donna di 80 anni affetta da Alzheimer e ricoverata in una casa di cura è stata eutanasizzata nonostante avesse cambiato idea dopo aver chiesto la morte tempo prima. Nel giorno scelto per darle la morte, di fronte alla sua irrequietezza, le era stata versata nel caffè una forte dose di calmante, che però non era stato sufficiente. Una volta iniettato il primo farmaco per la procedura di morte la donna infatti era uscita dal torpore dicendo che non voleva morire, e così anche con la seconda iniezione. Mentre il medico stava passando a iniettarle la dose letale la poveretta aveva ricominciato ad agitarsi cercando di sottrarsi all’azione finale. Allora il medico aveva chiesto al marito e al figlio di tenerla ferma portando a termine la sua opera di morte.
Ad Avvenire il direttore dell’Associazione nazionale per la libera eutanasia (Nvve), Robert Schurink, conferma la notizia, avvalorata anche da un dossier di 14 pagine che abbiamo potuto esaminare direttamente. «Nei Paesi Bassi – spiega Schurink – la legge prevede l’eutanasia anche in caso di demenza. Se una persona in grado di intendere e volere lascia una dichiarazione scritta e firmata al suo medico di famiglia chiedendo che le venga applicata l’eutanasia anche quando fosse demente le sue volontà devono essere rispettate. La signora aveva coscientemente firmato in precedenza una richiesta di eutanasia». All’obiezione che aveva cambiato idea Schurink replica che «nel momento in cui lo diceva non era più in sé a causa della sua patologia. I medici hanno solo rispettato la legge e il suo volere, ovvio che non essendo più lucida fosse impossibile stabilire quale fosse il momento migliore». Tutto ciò che il presidente di Nvve concede è che si tratta di «un fatto che ha suscitato perplessità e polemiche».

L'inchiesta della Commissione
È la terza volta che in Olanda si verifica una situazione del genere. Il caso dell’ottantenne è stato esaminato dalla Commissione di inchiesta che ha il compito di indagare se l’eutanasia sia stata portata a termine in modo «scrupoloso e coscienzioso». La conclusione è che è stata violata la procedura di legge sia con l’immissione di una droga nel caffè della paziente (che pare si fosse rifiutata di bere) sia nell’atto finale in cui alla donna è stata iniettata la dose letale tramite costrizione. «Mai – riconosce la Commissione – si deve ricorrere alla forza per portare a termine l’eutanasia quando il paziente, anche se demente, si oppone». Per ora l’organismo ha solo ammonito il medico responsabile, adesso sta al pm decidere se perseguirlo. Nel dossier sulla paziente si legge che aveva consegnato la sua richiesta di eutanasia 4 anni prima della morte e pochi mesi prima che le fosse diagnosticato l’Alzheimer. Nel documento aveva precisato che voleva le fosse applicata solo nel caso fosse diventato impossibile gestire la sua malattia in casa con conseguente ricovero in una struttura protetta: aveva infatti assistito per anni in un ricovero la madre demente. Negli atti si legge che il marito aveva deciso per il ricovero «perché non ce la faceva più a occuparsi di lei: telefonava a tutti di notte, era agitata, si perdeva per strada».

«La sua vita non aveva più un senso»

Per sei mesi si era tentato di farle frequentare un centro diurno, poi il ricovero di 7 settimane, prima della morte. Durante quest’ultimo periodo in ospedale i medici avevano tenuto la donna sotto osservazione constatando che aveva «momenti di grande irrequietezza alternati ad attimi di serenità; soprattutto quando andavano a farle visita il marito ed il figlio». Quando però i medici le chiedevano se volesse l’eutanasia per la quale si era espressa da sana lei rispondeva «non ora, non è il momento». A un certo punto medico e familiari hanno deciso che era giunta la sua ora, perché a loro parere «la sua vita non aveva più un senso e lei non era più sufficientemente lucida per poter fissare la data per terminarla». Poi la tragica lotta sino alla fine per essere lasciata viva. Il marito ha dichiarato di averla tenuta ferma con la forza, preoccupato che l’eutanasia venisse rimandata.