Vita

La petizione. «L’Unesco dichiari il bambino "patrimonio dell’umanità"»

Giuseppe Anzani venerdì 27 maggio 2022

L’Unesco è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura . Proclama «il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali». Il suo scopo dichiarato è promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni. Quanta passione, quante speranze, in quel 1945 che vide nascere questa Agenzia specializzata dell’Onu. Si guardava il futuro da un mondo in macerie. Si tornava a pensare di ricostruire il mondo contando sulla ricostruzione dell’uomo, con cuore mutato e aperto al Vero, al Bello, alla Cultura, alla Vita. Persuasi che tutte le guerre hanno origine nel cuore degli uomini e nella perversione dello spirito, e dunque alle risorse dello spirito è necessario fare appello, per difendere la pace.
La pace è amore del Bene, questa verità ci accomuna. E il mondo è pieno di Beni la cui appartenenza è universale, sì da potersi chiamare “patrimonio dell’umanità”. Monumenti di straordinaria bellezza, opere che segnano splendori di civiltà; contesti naturali preservati quasi per miracolo. E grandi paesaggi incontaminati, e specie infinite di piante e d’animali da proteggere dalla rarefazione e dall’estinzione. E poi gli insediamenti umani e le tappe del progresso; vestigia d’una umanità capace di accrescere la bellezza della storia del cosmo, con l’ingegno, l’arte, la cultura. E non solo questo, se il cerchio comprende il costume, la tradizione, e infine tutte le positività che lo spirito sa creare. E tutta insieme, questa “foresta di simboli” che riunifica il mondo ci mette in cuore una voglia di pace. Tra i mille e più siti che l’Unesco ha riconosciuto come “patrimonio dell’umanità” in 167 Paesi del mondo, l’Italia è in cima alla graduatoria.

Ci chiediamo ora: solo le “cose” sono la bellezza del mondo? O non potrebbe essere l’uomo stesso, il sapiens che modifica il mondo, la suprema meraviglia del cosmo? Come dice il poeta: «Credi al grano al mare alla terra/ma soprattutto credi all’uomo./ Ama la nuvola la macchina il libro/ ma innanzi tutto ama l’uomo. (...) Che tutti i beni terrestri/ ti diano gioia,/ che l’ombre e il chiaro/ che le quattro stagioni/ ti diano gioia,/ ma che soprattutto, l’uomo/ ti dia gioia». Bello, sì; ma quale uomo, se l’uomo del giorno in cui nasce l’Unesco è il Caino universale, e insieme l’Abele universale, è ferocia e agonia? O che cosa è cambiato, nei giorni della nostra terza guerra mondiale “a pezzi”? Come potrebbe l’Adàm dirsi oggi bellezza del cosmo, lui padrone ormai dei pulsanti rossi che lo manderebbero in pezzi?
Eppure – dice il salmo – «eppure l’hai fatto poco meno di un dio». L’uomo sconfitto, l’uomo perduto, l’uomo infelice bagnato di male rinasce, rinasce nel bimbo, rinasce nel figlio, rinasce nella vita innocente che s’affida di nuovo, che spera di nuovo, che tende le braccia al futuro. Inestinguibile, questo canto d’innocenza risorgente, questo “ésprit d’enfance” che rigenera il mondo.
Così pare a me d’intendere l’iniziativa celebrata di recente a Venezia dal Movimento per la Vita insieme con l’Istituto Universitario Salesiano, l’Associazione nazionale di psicologia e di educazione prenatale, il Forum per le famiglie e l’Associazione Papa Giovanni per chiedere all’Unesco che riconosca “il bambino”, in cui sta la speranza del mondo, come primo patrimonio dell’umanità. Mettere in salvo questa speranza chiede di spezzare le tenaglie che opprimono la vita di moltitudini di bambini nello stento, nella fame, nella miseria, nella violenza dell’abuso, nella morte; compresa l’incessante ecatombe di quelli cui viene negato il diritto di nascere. Come il pensiero della guerra e della pace intreccia nel mondo rimorso e speranza, così il pensiero dell’infanzia tormentata dal male e dalla morte pesa sul mondo come sconfitta e follia che invoca una diversa rotta di possibile pace. È il cammino che può ridare verità alle parole scritte nelle carte dei diritti umani, che paiono gettate al vento quando la storia smentisce nei fatti la grande promessa della Dichiarazione universale dei diritti del bambino, cui spetta «una particolare protezione e cure speciali compresa un’adeguata protezione giuridica, sia prima che dopo la nascita».
Ancora, nel 1989 la Convenzione internazionale sui Diritti dell’Infanzia dice che il bambino, «per il pieno e armonioso sviluppo della sua personalità, deve crescere in un ambiente familiare, in un’atmosfera di felicità, amore e comprensione»; e questo riferimento alla famiglia definita «nucleo fondamentale della Società e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli», diviene precetto per gli Stati di destinare nei loro ordinamenti alla famiglia «l’assistenza e la protezione necessarie per poter assumere pienamente le sue responsabilità all’interno della comunità». Qui e non altrove germoglia la speranza del mondo.