Vita

Bimbi contesi. Caso Massaro, sotto accusa l'alienazione parentale

Luciano Moia lunedì 14 ottobre 2019

Laura Massaro: «Io e mio figlio vittime innocenti del Tribunale dei minori e della Ctu»

Sta aperto un nuovo filone di riflessione e sta coalizzando le forze politiche e l'associazionismo sull'emergenza minori e sulla presunta sindrome da alienazione parentale, la triste vicenda di Laura Massaro, la mamma romana che da anni sta combattendo per evitare l'allontanamento del figlio di 9 anni. Il padre del piccolo ne ha infatti chiesto a più riprese l'affido esclusivo o, in alternativa, l'affido a una comunità per minori. Una pretesa che - secondo quanto dichiarato dalla donna - avrebbe come unica motivazione quella della vendetta nei suoi confronti. Stamattina sulla vicenda conferenza stampa alla Camera con la partecipazione di rappresentanti politici e associazioni.

Al centro del dibattuto l'alienazione parentale addotta come motivazione, senza però mai citarla esplicitamente, da parte del Tribunale dei minorenni di Roma per decidere l'allontanamento del bambino. "Mio figlio è spaventato - ha detto durante l'incontro Laura Massaro - e mi chiede di fare il possibile affinché questo provvedimento non venga eseguito. Lui vuole stare a casa sua. Spero ci sia speranza e spero che questa mobilitazione sia solo l'inizio di un cambiamento. Oggi la situazione dei tribunali nei confronti delle donne e dei loro bambini non è più accettabile".

Veronica Giannone (M5S), segretario della Commissione per l'infanzia e l'adolescenza, ha ricordato l'interrogazione urgente da lei presentata proprio sulla sindrome da alienazione parentale (pas), per ricordare che si tratta di una motivazione ancora largamente usata nei tribunali. Sulla pas la scienza rimane largamente divisa, non solo per quanto riguarda la definizione e le conseguenze di questo comportamento, ma sull'esistenza stessa della sindrome.

Il dibattito è in corso e sarebbe banale concludere che gli atteggiamenti alienanti nelle separazioni conflittuali non esistano. Anzi, le pressioni psicologiche da parte dei genitori separati sui figli per mettere in cattiva luce l'ex partner sono purtroppo frequenti. Come valutare in sede processuale questi comportamenti? Giusto o sbagliato categorizzare queste prassi disdicevoli come sindrome? Il problema è solo lessicale o, soprattutto, di contenuti? Ieri, durante la conferenza stampa gli interventi sono stati tutti contrassegnati da una esplicita tendenza anti-pas.

Valeria Fedeli (Pd), capogruppo in commissione diritti umani, ha sottolineato l'impegno profuso già ai tempi dell'opposizione al ddl Pillon che tentava di introdurre la pas nel nostro ordinamento: "Strappare i figli alle madri per ricongiungerli forzatamente al genitore che non vogliono più vedere per il terrore generato dai continui abusi a cui ha dovuto assistere in casa - ha proseguito Fedeli - è un inaccettabile, pericoloso, incoerente ribaltamento del principio dell'interesse primario del minore". E ha auspicato l'adozione di provvedimenti urgenti per evitare il riconoscimento della pas da parte dei tribunali italiani.

D'accordo sulla necessità di sbarrare la strada alla pas anche Laura Boldrini (Pd), che ha ricordato le tante mamme che, come Laura Massaro, stanno lottano in ogni parte d'Italia contro l'allontanamento dei propri figli. Proprio sul tema l'Associazione Antigone sta raccogliendo testimonianze video in varie città. "Le Ctu dei vari tribunali - ha fatto notare la presidente Michela Nacca - utilizzano di fatto l'alienazione parentale per decidere l'allontanamento dei figli, anche se di fatto diversamente rinominata".

Al di là del dibattito sull'alienazione parentale, il decreto esecutivo del Tribunale per i minorenni di Roma sulla vicenda di Laura Massaro non sembra offrire margini per un soluzione diversa. Il bambino dovrà essere consegnato al padre e potrebbe essere prelevato in qualsiasi momento dagli assistenti sociali in collaborazione con le forze dell'ordine.

La vicenda è complessa e dolorosa, come tutti i casi in cui la separazione dei genitori coinvolge figli minori. La donna ha diffuso alcuni verbali riferiti a un colloquio tra lei, l'ex partner, gli assistenti sociali e gli operatori di una cooperativa incaricata di gestire gli incontri protetti tra la madre e il figlio. Sembra emergere con chiarezza la volontà del bambino di non voler vedere il padre descritto, anche dalle psicologhe, come aggressivo e persecutorio. Le esperte invitano l'uomo a recedere dai suoi comportamenti e a rispettare la relazione affettiva tra la madre e il piccolo.

Spunta anche l'accusa di stalking che, secondo le operatrici, sarebbe stata rivolta all'uomo direttamente dal giudice che si stava occupando della vicenda. Di questo lungo verbale non c'è però traccia nel documento con cui il Tribunale ha disposto l'allontanamento del piccolo.

A fianco della mamma romana sono scese in campo anche un gruppo di associazioni femministe. In una lettera al ministro Bonafede Udi Napoli, Associazione salute Donna, Fondazione Pangea - rete Reama, Arcidonna onlus Napoli, Associazione Donne Insieme, Resistenza femminista, Iroko onlus, Comitato No Pillon Napoli spiegano l'urgenza di intervenire per una madre "che da anni è in lotta con le istituzioni giudiziarie per non essere separata dal proprio figlio da parte di un padre che mostra un'idea proprietaria del suo bambino".

Nella lettera a Banafede si ricorda che "il bambino ha paura del padre proprio in ragione dei comportamenti persecutori e minacciosi contro la madre, per conseguenza del maltrattamento assistito, divenuto reato autonomo con il codice rosso, da Lei strenuamente voluto". A favore di Laura Massaro anche Mara Carfagna (Forza Italia), vicepresidente della Camera, e Liliana Ocmin, responsabile coordinamento donne della Cisl.