Vita

Fine vita. Manifesto di medici contro la legge: non siamo solo esecutori

Angelo Picariello mercoledì 8 febbraio 2017

Oltre 100 medici prendono posizione contro il disegno di legge sul fine vita in discussione alla Camera. I professionisti, in massima parte romani, hanno sottoscritto un manifesto: «Il rispetto per l’agire in scienza e coscienza, proprio del medico, è messo seriamente in discussione nella proposta di legge, che fa dell’autodeterminazione del paziente l’unico criterio organizzatore della condotta del medico», scrivono. Coordinatore dell’iniziativa Stefano De Lillo, medico di famiglia e senatore nella passata legislatura in cui è stato presidente dell’intergruppo sulla vita. «La ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente vanno rispettati. Ma il medico non è mero esecutore e ha il diritto-dovere di sottrarsi a volontà contrarie alla propria coscienza», sottolineano. Non è possibile, in particolare, negare nutrizione e idratazione artificiali, «cure di base dovute a ogni paziente che ne abbia bisogno, anche allo stadio terminale; a meno che non risultino troppo gravose o senza alcun beneficio. Una loro sospensione non giustificata – avvertono – può avere il significato di un vero e proprio atto eutanasico». Auspicano quindi una profonda revisione del testo. Preoccupato anche l’Ordine dei Medici di Roma: «Una legge deve muoversi affermando principi e delineando situazioni, piuttosto che definendo comportamenti», dice il presidente Giuseppe Lavra, che vede il rischio di «cortocircuiti». Soddisfatte invece la Società italiana di Cure palliative (Sicp) e la Federazione Cure palliative (Fcp) per «la pianificazione anticipata delle cure che copre un vuoto normativo vissuto come critico da malati e sanitari».

Ancora nessuno spiraglio


Intanto alla Camera continua il muro contro muro in commissione Affari sociali. Nel corso dell’ufficio di presidenza il presidente Mario Marazziti (Demos) ha proposto ai gruppi di concentrare la discussione sui punti più critici, essendo già stata fissata una data per l’approvazione della legge. Per far approdare in aula il testo il 20 febbraio sarebbe necessario licenziarlo in Commissione entro martedì 14 febbraio, ricorrendo anche alla seduta notturna, per dar tempo ad altre commissioni di esprimere pareri. Ma la discussione è ancora ferma all’articolo 1 e al nodo irrisolto del comma 5 su alimentazione e idratazione artificiali. «Credo sia interesse di tutti – sottolinea Marazziti – fare in modo che il testo possa avere in commissione una valutazione approfondita per poterlo migliorare. Ma per questo serve un cambio di passo. A fronte di un avanzamento nei lavori significativo potrei chiedere alla presidenza della Camera qualche giorno in più e una nuova data certa a febbraio per l’inizio della discussione, evitando che la strozzatura si ripercuota sui lavori d’aula». La valutazione è rimandata a un nuovo ufficio di presidenza, oggi.
Le posizioni restano distanti. «Abbiamo dato la nostra disponibilità a snellire i lavori – dice Antonio Calabrò (Ncd), che è arrivato, a nome del fronte che si oppone al testo, a minacciare di abbandonare la commissione –. Ma non si può accettare una tagliola alla discussione su un tema così delicato».