Vita

Diritto alla vita. Madrid, in centinaia contro la legge sull'aborto

Paola Del Vecchio mercoledì 29 settembre 2021

Decine di bambolotti verniciati di rosso, a rappresentare “i resti insanguinati e smembrati degli aborti”, portati in processione da incappucciati e scaricati da bidoni di spazzatura all’ingresso della Corte costituzionale di Madrid. La clamorosa protesta è stata inscenata da volontari della piattaforma ‘Derecho a vivir’, in tuniche nere – per personificare la morte - davanti alla sede dell’Alta Corte, per reclamare la deliberazione sul ricorso di incostituzionalità della legge sull’aborto, presentato 11 anni fa dal Partito Popolare e da allora congelato. Secondo la piattaforma che ha indetto la mobilitazione, le “1.125.000 interruzioni volontarie di gravidanza” praticate dall’entrata in vigore della normativa, nel 2010, “legali o illegali, uccidono ugualmente”, come hanno scandito negli slogan i volontari, invocando alla Corte di “rompere il silenzio!”.

“I magistrati della Corte costituzionale devono riprendere quanto prima la deliberazione sul ricorso presentato dal Pp contro la legge dell’aborto”, ha spiegato la coordinatrice di Derecho a Vivir, Rosana Ribera de Gracia. “Oggi i gruppi pro-aborto ci vogliono far credere che celebriamo la Giornata di azione globale per l’accesso sicuro all’Ivg. Ma l’unica cosa certa è che, secondo le cifre dell’anno scorso, ogni giorno che passa 272 bimbi saranno abortiti in Spagna”, ha aggiunto. E ha assicurato che la battaglia intrapresa “non terminerà fino a quando l’alta Corte non si pronuncerà, come reclamano le 21mila persone che hanno aderito alla campagna”. “Signori magistrati – ha incalzato la portavoce di Derecho a Vivir - saremo il vostro peggiore incubo”. L’’associazione ha presentato una denuncia al Tribunale Supremo contro l’attuale presidente della Corte costituzionale e i suoi predecessori, e contro il magistrato relatore del ricorso, Andrés Oliero, per un presunto reato di “abuso d’ufficio per ritardo doloso”.

Secondo i dati diffusi oggi dal ministero di Sanità, il numero di interruzioni volontarie di gravidanza è diminuito in Spagna dell’11% nel 2020 rispetto all’anno precedente, per un totale di 88.269 aborti, con un tasso di 10,30 per 1000 donne fra i 14 e i 44 anni, a fronte degli 11,53 del 2019. Una diminuzione dovuto alla “situazione eccezionale provocata dalla pandemia”, informa il ministero in una nota. La legge di salute sessuale e riproduttiva, varata 11 anni fa dall’esecutivo socialista di Zapatero, prevede l’aborto libero nelle prime 14 settimane di gravidanza e nelle prime 22 nel caso di rischio per la gestante o di malformazione del feto, e in caso di “anomalie fetali incompatibili con la vita”. Allo stesso tempo, consente alle minori di 16 e 17 anni di abortire senza il consenso dei genitori o di un tutore legale. Quest’ultimo punto, modificato dal passato governo del Pp in senso restrittivo, è stato nuovamente rintrodotto un anno fa dall’esecutivo di coalizione Psoe-Unidas Podemos per “garantire protezione a un numero limitato di minori in situazioni familiari molto difficili”.

L’85% delle interruzioni volontarie di gravidanza è stato realizzato in cliniche private o convenzionate, e solo il 15% in strutture pubbliche, dato l’alto numero di medici obiettori. La ministra di Uguaglianza, Irene Montero, di Unidas Podemos, ha avviato una consultazione pubblica per riformare entro l’anno la normtiva, con la creazione di un registro di medici obiettori per garantire il diritto all’aborto negli ospedali pubblici. Il registro sarebbe simile quello creato in Spagna per la legge di eutanasia, legalizzata di recente, per “consentire di identificare le necessità di ogni area sanitaria, in modo che si possa garantire il diritto all’Ivg in ogni caso”, come ha spiegato la Montero in un’intervista radiofonica.

Il progetto di riforma introdurrebbe un altro pomo di discordia fra i soci del governo rosso-viola, poiché la titolare di Sanità, la socialista Carolina Darias, ha escluso che il governo regolerà l’obiezione di coscienza per legge, Pur riconoscendo che “l’accesso e la qualità assistenziale della prestazione dell’Ivg nel Sistema nazionale di Salute non possono essere alterati dal diritto all’obiezione ”. Venerdì scorso la Camera dei Deputati ha dato il via libera, con i voti a favore di tutti i partiti tranne il Pp e Vox, all’iter di riforma del codice penale, perché siano multati e puniti con multe e pene fino a tre mesi di carcere per “coercizione” tutti coloro che “offendono, insultano, intimidiscono e perseguitano” davanti le cliniche le donne che ricorrono all’Ivg. Un’iniziativa bollata da Derecho a Vivir come “una violazione della libertà di espressione”.