Vita

INTERVISTA. Lucio Romano: «Futuro incerto per quelle vite nei freezer»

Emanuela Vinai venerdì 13 luglio 2012
«Il trend riportato dalla Relazione al Parlamento sulla procreazione medicalmente assistita (Pma) era largamente prevedibile, in attesa delle nuove linee guida a tutt’oggi ancora non emanate», commenta Lucio Romano, ginecologo dell’Università Federico II di Napoli e presidente nazionale di Scienza & Vita.Cosa ci dicono i dati del Ministero?Era facile preventivare che il maggiore ricorso alle tecniche di fecondazione artificiale avrebbe comportato ineluttabilmente anche un aumento nel numero di embrioni formati (113mila). Di questi la maggioranza (92.470) sono stati trasferiti, ben 16.280 crioconservati e solo 12mila sono i nati. Altrettanto prevedibile era l’incremento dei cicli iniziati da scongelamento di embrioni rispetto ai cicli dopo scongelamento di ovociti. Anche questo è un risultato direttamente derivante dalla sentenza della Corte Costituzionale del 2009.Quali sono le conseguenze?Il numero di embrioni congelati aumenterà sempre più nel tempo con le intuibili problematiche connesse: qual è il futuro per queste vite in stand-by? Premessa la non ammissibilità della distruzione deliberata e la ricerca con effetti letali, come previsto dalla legge, il rilevante aumento di embrioni prodotti e utilizzati per trasferimenti a fresco o crioconservati significa anche una crescita esponenziale di embrioni che verranno scartati perché definiti non vitali, non evolutivi e quindi non idonei.Il ricorso alla Pma segnala una maggiore incidenza della sterilità?Le cifre della Relazione rappresentano la testimonianza tangibile di una sempre maggiore ricorrenza della sterilità di coppia. Le cause del progressivo aumento di tale incidenza sono riconducibili a una molteplicità di fattori, non ultima l’accresciuta età media delle donne per la prima gravidanza.Ci sono modalità di prevenzione?L’incremento significativo delle donne in età fertile avanzata che ricorrono alla Pma, così come il numero dei cicli effettuati dopo i 40 anni, deve interrogarci sulle politiche sociali e familiari. Ferme restando le cause biologiche riconducibili agli stili di vita, un ritardato inserimento nel mondo del lavoro sposta sempre più in avanti il momento della maternità. D’altra parte bisogna rilevare la scarsità delle iniziative per la prevenzione primaria della sterilità, per quanto indicate dalla stessa legge 40. Il risultato che si evince – ripeto, prevedibile – è una progressiva e costante crescita dell’incidenza della sterilità.Anche il "turismo procreativo" all’estero ne esce ridimensionato...Dalla Relazione si evince l’incongruità nel ricorrere al cosiddetto "turismo procreativo" che, in realtà, ha la sola finalità di aggirare quei procedimenti – come la fecondazione eterologa – che la legge 40 inequivocabilmente vieta.