Vita

PROGRAMMI SOTTO LA LENTE. Pedoto (Pd): «La norma sul fine vita ricompatterà i cattolici»

Luca Liverani mercoledì 30 gennaio 2013
«La presenza diffusa di cattolici in schieramenti diversi è un risultato positivo. Sono convinta che sui temi della "buona politica" possiamo trovare punti di incontro». Luciana Pedoto, deputata Pd alla Camera e candidata al Senato, è fiduciosa sulla possibilità di far valere la sua voce, da cattolica, sulla difesa della vita. «La presenza diffusa dei cattolici permetterà intese trasversali».Su quali temi c’è stata unità? E su quali potrà ripetersi?Penso alla legge sul fine vita, che pure si è fermata. Nel Pd c’è stata libertà di coscienza e alla Camera l’abbiamo votata con altri gruppi.Peccato che al Senato sia stata la sinistra a frenare. Sull’aborto invece qual è la posizione del Pd?Io non sceglierei mai un’interruzione di gravidanza, ma non mi sento di impedirlo ad altre donne. La legge andrebbe applicata in tutte le sue parti, anche quelle che parlano di prevenzione e di aiuto. Perché a ricorrere alla 194 per difficoltà economiche ci sono molte italiane, spinte da difficoltà materiali, e ancora di più donne che non sono nostre concittadine ma che dovrebbero esserlo, perché spesso sono nate in Italia. Sicuramente si potrebbe fare di più per venire loro incontro. L’opera delle organizzazioni di volontariato, come i Centri di aiuto alla vita, è una strada da valorizzare.La legge sulla procreazione assistita, frutto di una maggioranza trasversale, ha subìto numerosi assalti. Il Pd vuole buttarla.È un campo delicatissimo. La fecondazione eterologa, oggi vietata, aprirebbe scenari di cui intuiamo appena le conseguenze. Ho molte perplessità, io non sono d’accordo sull’uso di gameti esterni alla coppia.Poi c’è la disabilità. E la solitudine di molte famiglie, sostenute spesso solo dal volontariato.Sono tra chi ha lavorato a una proposta di legge sulla non autosufficienza, sottoscritta da oltre cento deputati. Spero se rieletta di portarla fino in fondo. L’abbiamo realizzata d’intesa con l’associazionismo, che fa un lavoro grandissimo, per promuovere l’assistenza a queste famiglie che non possono essere lasciate sole. Va data stabilità al fondo per la non autosufficienza, in balìa delle leggi di bilancio: il centrodestra l’aveva ridotto a zero e Monti l’ha parzialmente rifinanziato. Bisogna anche permettere ai genitori dei disabili di non rinunciare al lavoro e alla carriera.