Vita

Londra. Gran Bretagna: test a tappeto, obiettivo non far nascere bambini Down

Silvia Guzzetti giovedì 18 febbraio 2021

Un bambino con la Sindrome di Down

È il test che potrebbe portare alla completa scomparsa dei bambini Down e sul quale avevano espresso riserve sia l’Ordine dei medici britannico (British Medical Association) che il «Nuffield Council on Bioethics», che si occupa di questioni etiche. Eppure al Nipt è stato comunque dato via libera. Il «Non invasive prenatal test» che, attraverso un semplice esame del sangue della donna che aspetta un bambino, tra nona e decima settimana di gravidanza, segnala la presenza nel feto dell’anomalia genetica con un’accuratezza del 98%, sarà disponibile in tutti gli ospedali inglesi a partire dal 1° giugno (in Scozia è stato introdotto lo scorso ottobre e in Galles nel maggio 2018).

«Il timore che questi bambini vengano completamente eliminati sta diventando realtà – commenta Lynn Murray, una figlia Down, portavoce del gruppo di pressione “Don’t screen us out”, che si batte perché ai portatori di un cromosoma in più venga lasciata una possibilità di vita –. Si tratta di un test meno invasivo e più economico dell’amniocentesi, offerto a donne che hanno probabilità di avere un bambino Down. Il servizio sanitario britannico spera che diventi molto diffuso in Inghilterra, con conseguenti risparmi.

Nei 26 ospedali pubblici inglesi che hanno già dato il via libera al Nipt c’è stato un calo del 30% delle nascite di bambini Down. Già oggi nel Regno Unito più del 90% dei feti Down – 700 ogni anno – vengono abortiti. Una percentuale che potrebbe raggiungere il 100% da giugno».

Sul Nipt, usato anche per selezionare il sesso del nascituro – pratica diffusa in Gran Bretagna, come hanno documentato inchieste giornalistiche –, aveva espresso riserve anche il Nuffield, ente indipendente dal governo britannico.

In un documento del 2017 il Nuffield aveva avvertito del rischio che le donne in attesa di un bambino vengano messe sotto pressione perché affrontino test che puntano a trovare possibili anomalie del feto e che vengano poi lasciate sole davanti alla scelta di abortire. Anche il «National Institute for Health Research», ente governativo per la ricerca nel settore della salute, aveva documentato che l’introduzione del test avrebbe portato a un aumento degli aborti di Down.

«Chiediamo al governo di agire subito per monitorare l’impatto che il test Nipt avrà sui portatori di Trisomia 21 e anche che venga riformato il “Fetal Anomaly Screening Programme”, il sistema di screening di anomalie dei feti offerto alle donne, perché siamo convinti che sia guidato da una mentalità eugenetica discriminatoria nei confronti dei disabili».