Vita

La storia. "Ci faccia tre gemelli, anzi solo due"

Lorenzo Schoepflin mercoledì 29 gennaio 2014
​Questa è la storia – recentemente riferita dal quotidiano dublinese Indipendent – di una coppia irlandese – Fiona, 52 anni, e Sean, 53 – che ha deciso di provare in India per ottenere, tramite maternità surrogata, il figlio tanto desiderato. I due hanno poi raccontato la loro storia alla televisione Rte. Ne è uscito un documentario di un’ora che ha choccato gli irlandesi. Dopo cinque anni di inutili tentativi attraverso fecondazione artificiale e 30mila euro spesi, i due infatti hanno deciso di affittare un utero in India per avere due gemelli, pagando 25mila euro per tutto il pacchetto. Gli embrioni impiantati nella madre surrogata e creati con lo sperma di Sean e gli ovuli di una donatrice, però, sono stati tre. A quel punto la clinica di Mumbai cui si sono rivolti ha deciso di procedere alla cosiddetta "riduzione fetale", ovvero all’eliminazione di uno dei tre bambini, per non rischiare con una gravidanza trigemina di perdere tutti i fratellini. «È stato un azzardo – riconosce oggi Fiona – ma abbiamo voluto aumentare le nostre possibilità impiantando tre embrioni». Quindi, nonostante si sapesse già che la coppia desiderava al massimo due figli, si è scelto consapevolmente di procedere con tre embrioni, uno dei quali aveva il destino già segnato. Adesso i gemellini Donal e Ruby sono a casa, in Irlanda, dopo il complicato espatrio dall’India grazie a documenti rilasciati dai governi indiano e irlandese. Ma non hanno cittadinanza. Uno dei tanti aspetti controversi che rende i bimbi le prime vittime del mercato degli uteri in affitto. E proprio per fare chiarezza il ministro della Giustizia irlandese, Alan Shatter, ha recentemente dichiarato che per l’Irlanda è l’ora di aggiornarsi, visto il crescente numero di chi ricorre a maternità surrogata. Parlando a una conferenza di Marriage Equality, organizzazione che promuove il matrimonio omosessuale in Irlanda, il ministro ha dichiarato che è sua intenzione, entro la fine del 2014, introdurre una legge che stabilisca i diritti delle coppie che ottengono un figlio attraverso utero in affitto. In particolare, secondo Shatter, sarebbe giunto il momento di garantire la certezza di riconoscere come genitori coloro che non sono legati biologicamente al bambino. In questo modo, un bimbo concepito con gameti di donatori e cresciuto in un utero di una madre surrogata sarebbe riconosciuto figlio della coppia committente senza troppi intralci legali. Per quanto riguarda la pratica dell’utero in affitto, il ministro ha affermato di trovare ragionevole il modello britannico, che vieta la surroga a fini commerciali per prevenire lo sfruttamento di donne in stato di povertà (ma che non può impedire il libero accordo tra domanda e offerta).