Vita

La delibera. «In Piemonte contraccettivi gratis». Diocesi: etica individualista

Danilo Poggio giovedì 5 luglio 2018

Una foto d'archivio del Consiglio regionale piemontese

La chiamano «Indirizzi e criteri per garantire l’effettivo accesso» all’interruzione di gravidanza e per «l’effettiva applicazione» della legge sui Consultori familiari. Eppure non c’è nulla per la tutela della maternità nella delibera approvata l’altro giorno dal Consiglio regionale piemontese, con 31 sì e 12 no.

In pratica, si parla quasi esclusivamente di rendere più accessibili le pratiche abortive e gli anticoncezionali, con un medico disponibile a effettuare interruzioni in gravidanza in ogni presidio ospedaliero e il potenziamento dei consultori per i contraccettivi. Illustrato da Marco Grimaldi (Leu), il documento chiede alla Giunta regionale d’istituire un tavolo per individuare la percentuale di obiettori presso le strutture sanitarie e la loro distribuzione per riequilibrarne il numero rispetto ai non obiettori.

Nelle strutture in cui gli obiettori superano il 50% le Asl e le Aso potrebbero trasferire i sanitari a seconda delle esigenze e – se la situazione non dovesse mutare – persino bandire concorsi riservati a medici che intendano praticare l’interruzione di gravidanza.

La delibera impegna la Giunta anche a promuovere l’accesso facilitato alla contraccezione, gratis per le donne sotto i 26 anni, dunque anche per le minorenni.

Un «approccio strumentale e fuorviante», secondo la Diocesi di Torino, che dal sito del suo settimanale La Voce e il Tempo sottolinea che la delibera «con la magica parola di 'laico' fa diventare normali e persino banali comportamenti che non aiutano la crescita umana, serena ed equilibrata delle nuove generazioni», alle quali viene fatto credere che «l’anticoncezionale è come l’aspirina», idea frutto di «un’etica individualista e sessista, portatrice di una visione puramente strumentale del corpo e della vita».

La delibera è anche «l’ennesimo attacco all’obiezione di coscienza, basato su menzogne – commenta Marina Casini Bandini, presidente del Movimento per la vita –. Nell’ultima relazione ministeriale sulla 194 si legge che il rapporto tra medici non obiettori e obiettori non è affatto un intralcio alla possibilità di praticare l’aborto. I concorsi 'riservati' sono un oltraggio a un diritto riconosciuto ovunque. La 194 è una legge ingiusta ma parla anche di tutela della vita umana, di colloqui dissuasivi, di trovare alternative. Tutto questo dove è finito? Sarebbe il momento di mettere mano a una riforma dei consultori perché siano liberati dalle ambiguità».