Vita

I casi di Vincent e Maria Teresa. Il Papa: i medici servano la vita, non la tolgano

Francesco Ognibene mercoledì 10 luglio 2019

«Preghiamo per i malati che sono abbandonati e lasciati morire». Il Papa affida a un tweet il suo pensiero sulle drammatiche vicende delle quali si sta occupando la cronaca, pur senza citare né Vincent Lambert né Maria Teresa, la paziente spagnola al centro di una vicenda analoga emersa proprio in queste ore. «Una società – prosegue il Papa – è umana se tutela la vita, ogni vita, dall’inizio al suo termine naturale, senza scegliere chi è degno o meno di vivere. I medici servano la vita, non la tolgano». Il 20 maggio, dopo il precedente avvio del protocollo di morte all’ospedale di Reims, poi sospeso per l’intervento delle Nazioni Unite, era stato diffuso un altro tweet del Papa: «Preghiamo per quanti vivono in stato di grave infermità. Custodiamo sempre la vita, dono di Dio, dall’inizio alla fine naturale. Non cediamo alla cultura dello scarto». In seguito si erano pronunciati il Dicastero vaticano per i laici, la famiglia e la vita con la Pontificia Accademia per la Vita: «Desideriamo ribadire la grave violazione della dignità della persona, che l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione comportano – si legge nel testo firmato dai responsabili delle due strutture, il cardinale Kevin Farrell e monsignor Vincenzo Paglia – Lo "stato vegetativo", infatti, è stato patologico certamente gravoso, che tuttavia non compromette in alcun modo la dignità delle persone che si trovano in questa condizione, né i loro diritti fondamentali alla vita e alla cura, intesa come continuità dell’assistenza umana di base». La dichiarazione ricordava che alimentazione e idratazione, sospese dall’Ospedale di Reims il 2 luglio, sono «una forma di cura essenziale» e che «alimentare un ammalato non costituisce mai una forma di irragionevole ostinazione terapeutica, finché l’organismo della persona è in grado di assorbire nutrizione e idratazione, a meno che non provochi sofferenze intollerabili o risulti dannosa per il paziente». Sospendere i supporti vitali, come consente di fare la legge francese (e anche quella italiana sul biotestamento), è una «forma di abbandono del malato, fondata su un giudizio impietoso sulla sua qualità della vita, espressione di una cultura dello scarto che seleziona le persone più fragili e indifese, senza riconoscerne l’unicità e l’immenso valore. La continuità dell’assistenza è un dovere ineludibile». La Chiesa italiana ha espresso nei giorni scorsi la sua preoccupazione sulle derive eutanasiche che si vanno affermando anche nel nostro Paese: «Il cardinale Bassetti, e con lui tutta la Chiesa italiana, segue con apprensione l'iter delle proposte di legge presentate in Parlamento in materia di eutanasia – ha dichiarato all’agenzia Sir il direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali e sottosegretario della Cei don Ivan Maffeis – perché reputa preziosa e degna di rispetto ogni vita, in particolar modo quella fragile e indifesa, ma soprattutto perché ha molto a cuore il destino di ogni uomo».

Maria Teresa è una malattia affetta da vent’anni da atassia neurodegenerativa e ricoverata nell'ospedale di Alcala de Henares, nei pressi di Madrid. I suoi parenti hanno chiesto ai giudici un provvedimento cautelativo «per garantire la vita» della donna, che i medici non intenderebbero rianimare in caso di arresto cardiorespiratorio. Un atto simile, dicono nella loro denuncia, «si qualifica come eutanasia». I medici sostengono invece che si tratterebbe di «accanimento terapeutico». Maria Teresa, alimentata artificialmente, non è più in grado di muoversi né di parlare, come migliaia di altri pazienti affetti da malattie con effetti simili. La vicenda è stata rilanciata con risalto da «El Pais» mentre in Spagna si discute sull’introduzione dell’eutanasia con un disegno di legge fatto proprio dal Partito socialista alla guida del governo dopo le recenti elezioni politiche.