Vita

Gene editing. La Cina libera il «padre» delle gemelline manipolate geneticamente

Redazione Internet giovedì 7 aprile 2022

He Jiankui

È libero lo scienziato cinese He Jiankui, che nel novembre 2018 aveva annunciato di aver concepito in laboratorio, e poi fatto nascere, due gemelline – Luli e Nana (e l’anno successivo una terza bambina, Amy) – geneticamente modificate per renderle immuni all'Hiv. Il clamore mondiale della notizia gli aveva però procurato problemi con le autorità di Pechino, che lo avevano dapprima costretto al silenzio e poi condannato a tre anni di carcere. La notizia della liberazione di He Jiankui, lanciata dall’autorevole «Mit Technology Review», è stata confermata dal quotidiano di Hong Kong «South China Morning» che ha contattato telefonicamente lo scienziato senza però ottenere altro che una dichiarazione elusiva: «Non è conveniente per noi parlare ora, grazie».

Docente alla Southern University of Science and Technology di Shenzhen, fino al licenziamento nel gennaio 2019, He Jiankui era stato condannato nel dicembre dello stesso anno alla prigionia e a una multa di 3 milioni di yuan (432mila euro). A far discutere la comunità scientifica e i bioeticisti di tutto il mondo era stata la tecnica usata dallo scienziato: l’editing genetico Crispr-Cas9, che consente di intervenire su singole parti del codice genetico corrispondenti a caratteristiche o anomalie che si desidera estirpare sostituendole con quelle desiderate. La tecnica è valsa il Nobel per la Chimica 2020 alle scopritrici Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna. Nell’ultima conferenza pubblica prima dell’arresto, a Hong Kong pochi giorni dopo l’annuncio della nascita delle gemelline, He Jiankui si era detto «orgoglioso» del suo lavoro spiegando che lo studio non aveva lo scopo di eliminare le malattie genetiche ma di «dare alle ragazze la capacità naturale» di resistere a una possibile futura infezione da Hiv. L’accusa che aveva aperto le porte del carcere per lo scienziato insisteva sul fatto che lui e due suoi assistenti – condannati, però con pena sospesa – non erano «qualificati» per esercitare la professione medica e che avevano «consapevolmente violato le norme e i principi etici» della Cina su queste pratiche. I media ufficiali avevano riferito che Jiankui avrebbe falsificato un certificato di revisione etica aggirando i supervisori, reclutando ricercatori e raccogliendo fondi da solo perché intenzionato a condurre il suo studio per «fama e profitto personali». Oltre 120 scienziati cinesi avevano preso le distanze da Jiankui condannando «qualsiasi tentativo» di manipolare geneticamente embrioni umani come «una pazzia» e affermando che l’esperimento delle gemelline comportava «un rischio elevato». Di certo la scoperta e il suo annuncio erano sfuggiti di mano alle autorità, che avevano poi introdotto l’obbligo di ottenere un'approvazione per la ricerca sugli interventi nella genetica umana e in altre «tecnologie biomediche ad alto rischio».
In marzo il governo cinese ha pubblicato nuove linee guida sui processi di revisione etica nelle scienze della vita, la medicina e l'intelligenza artificiale.