Vita

Circo Massimo. Associazioni cattoliche, amore per la famiglia

Luciano Moia sabato 30 gennaio 2016
In piazza a Roma, al Circo Massimo per la famiglia, anche tante associazioni, piccole e grandi. Ciascuna ha aderito a suo modo, in totale libertà e nel rispetto di sensibilità che, proprio perché collegate a carismi diversi, hanno offerto una gamma amplissima di interpretazioni. Tutte legittime e tutte autentiche. Presenti in forze, con striscioni delle varie realtà locali e dei gruppi sparsi un po’ ovunque in Italia, i neocatecumenali. Quando Massimo Gandolfini dal palco ha ringraziato il loro leader, Kiko Arguello, per il grande impegno di questi anni e per la generosità nell’opera di evangelizzazione in tutto il mondo, il popolo del Circo Massimo gli ha tributato un’ovazione di alcuni minuti. Segno di un affetto e di una presenza radicatissimi. Tante e significative anche le presenze dei carismatici nella grande area del "Family 2016", con gruppi provenienti da tante e diverse aree del Paese. E parlando di comunità non si può evitare di sottolineare la presenza di numerosi gruppi parrocchiali, sacerdote e cartelli identificativi in testa. Un segnale insieme rassicurante e simpatico, che attesta un radicamento tuttora forte e vitale. Come in grande evidenza sono apparsi i gruppi del Movimento per la vita, con sigle e riferimenti che hanno di fatto tracciato una sorta di mappa dell’intero Paese, da Nord a Sud. E non avrebbe potuto risultare altrimenti, alla luce dei temi in campo: dall’utero in affitto all’adozione, alla necessità di ribadire l’insostituibilità della presenza materna e paterna alla radice della generazione. «Davvero una folla enorme. Uno spaccato della società italiana reale che – ha commentato il presidente del Movimento per la vita, Gianluigi Gigli – non è quella raccontata dai media. Un popolo che chiede al governo politiche familiari che consentano di mettere al mondo figli e di facilitare i percorsi adottivi per dare un padre e una madre a bimbi che ne sono privi e non per soddisfare i desideri di adulti ricchi insoddisfatti». Ferma come di consueto la condanna dell’utero in affitto. «La piazza del Circo Massimo – ha ripreso Gigli – ha chiesto di non avallare lo sfruttamento delle donne, anche se il loro corpo è stato comprato all’estero. È un popolo che non vuole negare diritti a nessuno, bensì solo evitare che altri tipi di unione possano essere contrabbandate per la famiglia riconosciuta dalla Costituzione». E in realtà, tra i tanti temi che hanno attraversato la piazza, quello della centralità rappresentata da una mamma "donna" e da un padre "uomo" è stato tra i più gettonati. Una verità prepolitica, trasversale e irrinunciabile che la fantasia delle associazioni e dei gruppi ha interpretato in mille modi diversi. Dai cartelli alle magliette, dagli striscioni ai volantini, l’insistenza della piazza sulla genitorialità eterosessuale, specchio della ricchezza e dell’alterità maschile-femminile, è stata davvero il punto fermo, la barriera invalicabile rilanciata un po’ da tutti. Come se la stragrande maggioranza delle persone che ieri hanno affollato lo spiazzo suggestivo del Circo Massimo, fosse intimamente convinta che la disgregazione concettuale della paternità e della maternità biologica potesse davvero rappresentare una deriva antropologica irreparabile. Scontata la presenza massiccia delle associazioni che hanno sostenuto il comitato organizzatore della manifestazione, da Generazione Italia a Manif pour tous a Difendiamo i nostri figli  – i loro stand coloratissimi punteggiavano in modo strategico tutta l’area del Circo Massimo – l’autentica sorpresa sono state le piccole aggregazioni. Tante realtà che rappresentano insieme la ricchezza e la complessità dell’universo cattolico. Da gruppi di impostazione più tradizionale, come "Famiglia Domani" e "Italia cristiana" a realtà di ispirazione missionaria o comunque impegnate nelle aree più povere del mondo. Significativa a questo proposito l’impegno del Comitato di collegamento per "Una Civiltà dell’amore", che tra le altre iniziative promuove l’adozione di un papà. Una scelta che, sostenuta dagli aiuti raccolti da numerose congregazioni missionarie, permette a tanti padri di lavorare nella propria terra senza dover emigrare. Un modo diverso e non scontato per schierarsi dalla parte della famiglia che ieri ha raccolto non pochi interessi anche da parte del grande popolo del Circo Massimo.