Vita

Il provvedimento. In Lombardia eterologa a pagamento

venerdì 12 settembre 2014
​​Salgono a sette le Regioni che danno il via libera, almeno sulla carta, alla fecondazione eterologa. Dopo Toscana, Marche, Liguria, Emilia Romagna e Veneto anche la Lombardia, con una delibera approvata stamattina dalla giunta Maroni, ha deciso di fissare le linee guida per questo tipo di procreazione assistita prima vietata dalla legge 40. E anche il Friuli Venezia Giulia ha recepito l'atto approvato dalle Regioni e dalleProvince autonome lo scorso 4 settembre. La novità è che in Lombardia i costi saranno interamente a carico delle coppie che ne faranno richiesta. In Toscana si è scelto di introdurre un ticket da 500 euro mentre in Emilia Romagna il trattamento sarà gratuito. A spiegare le motivazioni di questa scelta, arrivata non senza qualche distinguo all'interno della maggioranza e criticata aspramente da centrosinistra e M5S, è stato l'assessore alla Salute Mario Mantovani (Fi). L'obiettivo di fondo è quello di non incentivare questa discussa pratica, evitando al tempo stesso l'arrivo in massa di coppie da altre regioni visto l'elevato numero di strutture presenti sul territorio. "Non si tratta di prestazioni inserite per il momento nei Lea (livelli essenziali di assistenza) - ha spiegato Mantovani - quindi per il momento sono attività che consideriamo a carico degli assistiti". Ancora da stabilire le tariffe. "Si tratta di costi molto variabili che possono arrivare fino a 3 mila euro - ha riferito l' assessore - faremo una valutazione e daremo poi indicazioni con un successivo provvedimento di giunta per lo meno per quanto riguarda le strutture pubbliche". Quanto ai requisiti per accedere alla fecondazione eterologa la giunta lombarda ha seguito le indicazione fissate dalla sentenza della Consulta  prevedendo l'autorizzazione alla procedura "in caso di infertilità e/o sterilità assoluta e irreversibile". Per il governatore Roberto Maroni la delibera della Regione applica con "rigore le limitazioni concordate con le altre Regioni". Riguardo a uno degli aspetti più discussi, il mancato inserimento della procedure nei livelli essenziali di assistenza, con la decisione della Lombardia di erogare il servizio a carico delle coppie, Maroni chiarisce che "non sarà nei Lea senza una legge nazionale". Infine si tratta di una delibera "rigorosa, per evitare abusi, e aperta solo a coppie sterili".L'età dei donatori è invece fissata tra i 18 e i 40 anni per gli uomini e tra i 20 e i 35 anni per le donne e la procedura, è stato confermato, sarà possibile in tutti centri di procreazione medicalmente assistita di primo, secondo, terzo livello della Regione già autorizzati per l'omologa (una sessantina) senza la possibilità di chiedere ulteriori autorizzazioni. Prevista anche l'istituzione di un registro regionale presso la fondazione Irccs Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico. Soddisfatti i consiglieri del Nuovocentrodestra che si sono battuti per la non gratuità di questo tipo di prestazioni. Il capogruppo Luca Del Gobbo, e il consigliere, Stefano Carugo hanno apprezzato il lavoro della giunta. "Un provvedimento che contiene tutti i punti da noi richiesti, dalla limitazione alle coppie eterosessuali al non inserimento nei Lea, e che pone al centro i diritti dei più fragili e indifesi: i bambini. Possiamo affermare con forza che in Lombardia non assisteremo a nessun tipo di deriva eugenetica, attraverso la messe in campo di regole chiare e controlli adeguati, e non diventeremo il gametificio d'Italia". Il Friuli Venezia Giulia ha scelto invece come strumento operativo l 'accordo interregionale che avrà una valenza transitoria, in attesa che il Parlamento legiferi in materia. L'assessore alla Sanità Maria Sandra Telesca ha spiegato che è stato elaborato uno strumento tecnico finalizzato all'individuazione di una serie di regole: possono usufruirne solo coniugi o conviventi di sesso diverso, maggiorenni e di età potenzialmente fertile, con la donna che abbia non più di 50 anni e sia in buone condizioni di salute. A ciò si aggiunge l'obbligo di una certificazione attestante la non disponibilità di ovociti validi per la donna, mentre per l'uomo le indicazioni alla donazione sono tutte situazioni mediche e di sterilità comprovata. Quest'attività non dovrebbe riguardare più di una quarantina di richieste l'anno ed a svolgerla saranno i centri già autorizzati alla Pma e cioè l'ospedale di Pordenone ed il Burlo di Trieste, entrambi dotati di una banca per la conservazione dei gameti. Infine, per quanto riguarda il costo della prestazione, l'assessore ha spiegato che la tariffa è stata indicata dalle Regioni a mille euro, ma anche in questo caso vale la regola del ticket, che sarà stabilito la prossima settimana.