Vita

Famiglia. Omofobia, il no di Ncd allunga i tempi

Angelo Picariello martedì 8 aprile 2014

ll disegno di legge anti omofobia e transfobia, dopo il primo sì della Camera lo scorso 19 settembre, ha iniziato il suo iter al Senato. Il provvedimento prevede l’estensione della legge Mancino anti-discriminazioni a queste nuove fattispecie. Un’accelerazione che le "Sentinelle in piedi" ricollegano alla crescente mobilitazione che si registra contro il provvedimento. In Commissione Giustizia ieri ci si è limitati a esaminare parte degli emendamenti presentati dal Nuovo centrodestra, ed è probabile oggi che si proceda nello stesso modo visto che si è riusciti a votarne solo 15 dei 386 complessivamente presentati, circa 250 dal solo partito di Alfano. Una novità politica con cui fare i conti, dopo la faticosa e controversa mediazione raggiunta alla Camera, che registrò il voto contrario del Pdl. Ora il Ncd, nato da una sua costola, è componente decisiva negli equilibri della maggioranza di Renzi.Il governo si è fatto rappresentare ieri dal sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Ivan Scalfarotto e la scelta è stata oggetto di polemiche. L’esecutivo infatti aveva comunicato di volersi rimettersi alla volontà della Commissione e poi dell’Aula, ma l’indicazione dell’esponente del Pd, primo firmatario della proposta e intestatario della mediazione è già indice di una scelta ben precisa in difesa del testo. Testo che continua a suscitare timori diffusi, certo non fugati dal sub-emendamento approvato su proposta di Gregorio Gitti (dei Popolari per l’Italia). Che espressamente esclude dall’applicazione della nuova norma la «libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee», le «condotte conformi al diritto vigente» e quelle «assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o culto».D’altro canto, però, non mancano timori su proposte peggiorative che registrano il parere favorevole della relatrice Rosaria Capacchione del Pd. In particolare su un emendamento - riguardo al quale però la relatrice si è rimessa alla Commissione - che prevede l’obbligatorietà di un percorso rieducativo presso associazioni di area gay. Ma soprattutto permane il diffuso timore che le interpretazioni giurisprudenziali possano mettere a rischio, nonostante le nuove formulazioni, la mera professione a favore dell’unicità della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna sancita dalla Costituzione o la mera enunciazione della dottrina sociale della Chiesa.