Vita

GIORNATA DELLA DISABILITà. Solo il 16% ha un'occupazione

Paolo Ferrario martedì 3 dicembre 2013
Tra i Paesi industrializzati, l’Italia è agli ultimi posti per l’inserimento lavorativo dei disabili ed è stata censurata anche dalla Corte di giustizia dell’Unione europea. Nonostante si sia dotato, ormai quasi quindici anni fa, di una legge, la 68/1999, che prevede il collocamento mirato e, soprattutto, stabilisce l’obbligo di assunzione dei disabili per le aziende sopra i quindici dipendenti, il nostro Paese non riesce a favorire un vero incontro tra domanda e offerta di lavoro. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat, solo il 16% (circa 300mila individui) delle persone con limitazioni funzionali di 15-74 anni lavora, contro il 49,9% del totale della popolazione. Il 72% degli occupati è composto da uomini.Soltanto l’11% dei disabili occupati ha trovato lavoro grazie ai Centri per l’impiego provinciali e così i lavoratori con handicap inattivi rappresentano una quota quasi doppia rispetto al resto della popolazione (81,2% contro il 45,4%). A partire dal 2006, inoltre, si osserva una costante precarizzazione dei rapporti di lavoro. A partire da quell’anno, i contratti a tempo indeterminato sono passati dai 51,6% all’attuale 40%, mentre quelli a tempo determinato sono cresciuti dal 41,6% al 52,3%.In prima linea, sul fronte del lavoro ai disabili, ci sono le cooperative sociali. In Italia quelle per l’inserimento lavorativo sono 3.600 e danno lavoro a 92mila persone, di cui 32mila sono svantaggiate o disabili. «La cooperazione sociale di inserimento lavorativo – commenta Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative – è un modello che genera inclusione sociale e occupazione. È uno strumento concreto ed efficace per combattere la povertà e l’esclusione sociale».