Vita

Vita. Medici, la deontologia sarà dettata dalla Regione

Caterina Dall’Olio martedì 20 maggio 2014
La notizia è che dieci ordini provinciali (più due astenuti) su novantanove hanno votato contro il nuovo codice deontologico dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri. «Un’azione che non ha precedenti nella storia recente e che già di per sé dovrebbe sollevare delle domande, visto che il codice deontologico è la bandiera di un ordine professionale sotto la quale si devono riconoscere tutti quelli che esercitano tale professione». Non fa giri di parole Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine di Bologna, che ha votato contro l’approvazione. «Non solo non l’ho approvato. Nell’ordine di cui sono presidente quel codice non entrerà in vigore, visto che vige ancora l’autonomia degli ordini provinciali. Noi ci rifacciamo a quello del 2006». Il nuovo codice deontologico è stato approvato domenica a Torino, dopo 70 emendamenti accolti sui 300 presentati. «Il dissenso che si è creato è dovuto per la maggior parte a valutazioni pregiudiziali – ribatte Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurgi e degli odontoiatri –. L’argomentazione principali dei presidenti dissidenti è che, visto che nulla è mutato nella professione, sia inutile cambiare il codice. Altri invece sostengono che queste modifiche non siano sufficienti e pertanto non risolvano le questioni più urgenti. La maggioranza comunque c’è, ed è anche ampia, e questo è sintomo di un Ordine che accetta il confronto e non è cristallizzato su un pericoloso immobilismo». Ma quali sono i motivi del contendere? Il primo e più discusso è l’articolo tre del documento, quello che parla dei doveri del medico, mutato radicalmente. «Il nuovo testo recita in sintesi che il medico esercita le attività rivolte alla tutela della salute basata sulle innovazioni organizzative e gestionali della sanità – continua Giancarlo Pizza –. Ora, chi determina queste innovazioni? Il sistema sanitario nazionale e quello delle singole Regioni. Secondo il nuovo codice, il medico si condanna a un pedissequo rispetto delle innovazioni organizzative dettate dalla Regione e, qualora non si accettassero le imposizioni, si corre il rischio di sanzioni disciplinari da parte del proprio Ordine. Per una professione come quella del medico, dove l’autonomia è parte integrante della qualità della prestazione e della cura del paziente, questo è inaccettabile». Tra gli ordini provinciali sul piede di guerra, si contano tra gli altri, oltre a Bologna, Latina, Massa, Potenza, Ferrara, Piacenza e Milano. «Altro punto controverso è quello dell’articolo 77, sulla medicina militare, che fino a oggi non rientrava nel codice deontologico – osserva ancora Pizza –. Sembra che il medico militare faccia il proprio dovere ubbidendo al superiore, invece che al proprio codice deontologico, e deve denunciare ai superiori e all’ordine i casi di torture, violenze ecc., tant’è che i sindacati avevano anch’essi sollevato diverse riserve». Dal nuovo testo il termine «Eutanasia» scomparirà definitivamente per essere sostituito da «azioni atte a provocare la morte». «I principi e i valori che si rispettavano ieri sono gli stessi di oggi - rassicura Bianco -. Abbiamo posto un cambio di lessico. La buona morte non è solo quella provocata. La buona morte è quella che perseguono i professionisti che accompagnano i malati con le cure palliative, della salute e della vita».