Vita

Politica. Unioni civili, con il 2016 torna il braccio di ferro

Angelo PIcariello domenica 27 dicembre 2015
Chiusa la sessione di bilancio, portata a casa la riforma della Rai, la maggioranza torna a spingere l’acceleratore sulle riforme in sospeso. «Il 2016 sarà l’anno dei diritti», suona la carica Micaela Campana, responsabile di settore del Pd, che preannuncia l’approdo dello ius soli temperato (che riguarda circa 700mila ragazzi stranieri nati nel nostro Paese) e le unioni civili, «dopo 30 anni di oscurantismo», dice Campana. Questo ultimo provvedimento, calendarizzato lo scorso ottobre al Senato, con un nuovo testo Cirinnà, arriverà in aula il 26 gennaio per l’avvio del dibattito senza essere passato per la commissione, cosicché la maggioranza a suo sostegno è tutta da verificare. Nelle scorse settimane il Pd ha cercato di sgrossare il lavoro al suo interno riunendo in due successive sessioni un comitato di 10 parlamentari (cinque senatori e cinque deputati) allo scopo di uscire da Palazzo Madama con un testo condiviso anche dall’altro gruppo parlamentare, in grado di superare la seconda lettura senza ulteriori modifiche. Ma - a quanto trapela - le differenti visioni nei gruppi non sono state superate. Più di tutto c’è discussione sulla stepchild adoption, che consentirebbe alla coppia di adottare il figlio avuto da uno dei partner in una precedente unione, modalità che aprirebbe la strada all’utero in affitto. L’ala più radicale del Pd in questi giorni ha tratto nuove ragioni alle sue tesi dall’approvazione della nuova legge che si è data la Grecia in questi giorni e dalla recente sentenza della Corte di Appello di Roma inerente proprio un caso di stepchild adoption.  Da un lato c’è Ap, con altre componenti della maggioranza, che vorrebbero il no esplicito all’utero in affitto, rendendolo reato universale, dall’altro c’è M5S, che offre i suoi voti per approvare il testo così com’è, sullo schema che ha portato, escludendo Forza Italia, ad eleggere i giudici costituzionali.