Vita

L'INTERVISTA. Biotestamenti, il notaio non ci sta

Graziella Melina giovedì 11 luglio 2013
È previsto per oggi il dibattito sul biotestamento a Milano. Sarà votata infatti in seconda convocazione l’ultima bozza, presentata lunedì ma non approvata per mancanza del numero legale, che prevede la possibilità di compilare un testamento con le proprie volontà sul fine vita e affidarlo a un fiduciario terzo: un parente, un medico, un notaio. Al Comune spetterebbe il compito di tenere un registro che attesti il deposito di questi atti. Un fatto del tutto privo di valore, nella perdurante assenza di una legge nazionale. Ma anche i notai non sono affatto convinti di doversi prestare a questa operazione: come spiega il notaio Giuseppe Gallizia, si tratterebbe di un atto «estraneo al diritto, nel senso che non crea nessun obbligo, nessun vincolo». E che nulla ha a che fare con la funzione del notaio. Dottor Gallizia, intende dire che redigere questo atto non rientra tra i vostri compiti? La funzione del notaio è rendere giuridica una volontà, che si trasforma così in un obbligo opponibile a terzi. Il notaio si occupa di contratti, serve a far sì che una determinata volontà sia capace di obbligare una persona e che questa volontà sia coerente con quello che lui realmente vuole. Nel caso di un testamento biologico per un notaio è impossibile capire se quello che viene detto nel testamento è quello che una persona vuole veramente, per il semplice motivo che è destinato a funzionare in una situazione che chi in quel momento scrive non è in grado di prevedere. Se io dico che non vorrò essere idratato o curato, in realtà nel momento in cui lo dico non sono malato, non ho nessun tipo di patologia che richiede questi interventi, quindi agisco sulla base di un’ideologia e non di consapevolezza. Si dovrebbe dare un vincolo giuridico a una volontà che non può essere più cambiata, e c’è il rischio che una persona poi si dimentica di aver detto ma non può più pentirsene...Si tratterebbe di una sorta di volontà ipotetica?Sì, ma non è una volontà giuridica. Se una persona si presenta da un notaio e gli chiede di ricevere una dichiarazione del tipo "se avrò i soldi comprerò una casa", questa è sicuramente una dichiarazione ma non ha nessun vincolo giuridico. Perché se non avrà i soldi la casa non la comprerà. Questa sua volontà è del tutto estranea al diritto. Quindi il notaio non c’entra niente.Per i notai si profilerebbe uno stravolgimento della propria funzione?Pensare di togliere tutto l’elemento di incertezza mediante il ricorso a un notaio a me fa un po’ paura: è un uso strumentale della funzione del notaio. Il nostro ruolo è rendere certo ciò che è incerto: il testamento biologico è incerto, e incerto rimane, perché il fatto che uno sia convinto oggi di una cosa non toglie che se ne possa pentire domani, quando ormai non potrà più fare niente. Qualcuno dirà: "ma anche il resto del testamento è così", perché posso scrivere una cosa e poi dimenticarmi di cambiarla, con i beni che vanno a persone diverse da quelle che volevo io. Con una "piccola" differenza, però: un conto è il contenuto del mio portafoglio, un altro è che questo atto vada a incidere su una vita umana.Quali possono essere i rischi?Faccio un esempio: il testamento una persona lo redige oggi e magari vale tra trent’anni. Ma facciamo mente locale di qual era lo stato dell’arte medica 30 o 50 anni fa: c’erano malattie considerate mortali e che oggi vengono normalmente curate. Un testamento biologico di 50 anni fa che dicesse "se io ho una tal malattia attualmente incurabile lasciatemi morire" oggi fa ridere. Ma mettiamo il caso che questa persona non sia più in grado di cambiare idea, perché incapace di intendere e di volere: ormai il suo testamento è diventato irrevocabile. Una cosa senza senso.​