Vita

Il caso. "Bimbo con 2 mamme", Comune no a trascrizione

mercoledì 7 gennaio 2015
Non verrà trascritto, almeno per il momento, l'atto di nascita del bambino nato in Spagna da una coppia di donne grazie all'inseminazione eterologa. È questo, l'orientamento dei Servizi civici del Comune di Torino dopo che la Corte d'Appello del capoluogo piemontese ha accolto la richiesta delle due madri e ordinato all'ufficiale di stato civile di trascrivere la nascita del bambino come figlio di entrambe le mamme. Il bambino era nato a Barcellona da una donna italiana e una spagnola, attraverso fecondazione eterologa mediante donazione del seme: nello specifico, la donna italiana aveva trasferito il proprio ovulo alla donna spagnola che, dopo fecondazione con seme proveniente da un donatore, aveva portato a termine la gravidanza. Oltre all'utilizzo della fecondazione eterologa, in questo caso si era quindi verificata anche una scissione fra la madre genetica (cui risale l'ovocita fecondato) e la madre biologica (che ha condotto la gestazione). Ora la Corte d'Appello di Torino - per la prima volta in Italia - ha accolto la loro richiesta e ordinato all'ufficiale di stato civile del Comune di trascrivere la nascita del bambino come figlio di entrambe le mamme. La decisione dei giudici subalpini, spiega il Corriere della Sera in edicola oggi, si basa sulla necessità di "garantire la copertura giuridica ad una situazione di fatto in essere da anni, nell'esclusivo interesse del bambino cresciuto da due donne che la legge spagnola riconosce entrambe come madri". Le due donne, sposate in Spagna, sono indicate nello stato civile del Comune di Barcellona come "madre A" e "madre B". Il Tribunale di Torino, in un primo momento, aveva respinto la richiesta di trascriverlo nell'anagrafe italiana, ritenendo la trascrizione "contraria all'ordine pubblico" in relazione alle norme in materia di filiazione che fanno riferimento ai concetti di padre, madre, marito e moglie.    La sezione famiglia della Corte d'Appello presieduta da Silvia Daniela ha ribaltato questa decisione. La mancata trascrizione dell'atto di nascita, sostiene la Corte, verrebbe infatti a comprimere il diritto all'identità personale del minore e il suo status in Italia. Poiché inoltre le due donne hanno divorziato, nel 2014, scegliendo però la condivisione della responsabilità genitoriale, "la mancata trascrizione comporterebbe anche conseguenze rilevanti in ordine alla libera circolazione del minore". La decisione di non trascrivere l'atto è stata presa dopo un colloquio telefonico tra i Servici Civici e la Prefettura di Torino, a cui in giornata verrà inviata copia della sentenza della Corte d'Appello per avere un parere sulla vicenda da parte del Ministero degli Interni. La richiesta di chiarimenti, precisa ancora il Comune di Torino, "è prassi nei casi in cui è necessario approfondire l'interpretazione delle norme, essendo gli enti locali delegati semplicemente a eseguire e applicare le norme di Stato civile".