Vita

LA DIFESA DELLA VITA. «Fateli parlare»: continua la campagna per dare voce alle ragioni dei più deboli

Gianni Santamaria domenica 21 novembre 2010
Cresce il numero di politici di entrambi gli schieramenti che vogliono sia dato spazio in tv a chi non l’ha avuto nella parte della puntata di "Vieni via con me" dedicata in esclusiva a Mina Welby e Beppino Englaro. Si tratta dei due appelli pubblicati ieri da "Avvenire" (in totale solitudine). Quello del centrodestra ha avuto altre nove firme, salendo a quota 102 (si tratta dei senatori pidiellini Alberti Casellati, Allegrini, Butti, Caruso, Cursi, D’Ambrosio Lettieri, Santini e Spadoni e del deputato Pagano). Beppe Fioroni, primo firmatario di quello del Pd, assicura che ne arriveranno anche dalle sue fila, oltre ai 32 iniziali. Ieri per questa battaglia si è schierato anche il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa: «Dopo Welby ed Englaro, Saviano deve dare la parola a quanti rifiutano la dolce morte perché vogliono vivere e a chi, con la sua straordinaria esperienza umana, canta ogni giorno un inno alla vita».I politici interpellati insistono sul fatto di essersi mossi innanzitutto come cittadini, poiché i temi di coscienza si sottraggono a logiche partitiche. Poi, se non troveranno ascolto, afferma il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, sono pronti a investire della vicenda le sedi competenti. Come la commissione di Vigilanza Rai, a cui alcuni appartengono. Annuncia battaglia anche Souad Sbai (Pdl), pronta a un’interrogazione parlamentare. «La Rai è pagata con i soldi di tutti e non si può fare un’informazione a senso unico», sbotta. E se si è data la replica al ministro Maroni, «grazie a una mobilitazione politica che ha avuto i suoi frutti», Giuseppe Fioroni sostiene che «Fazio e Saviano, di cui ho stima, lo sanno: dare la stessa opportunità non si declina in base alla forza politica, ma a diritto e giustizia».Spiega l’ex ministro della Pubblica Istruzione: «Non può passare l’idea che "staccare la spina" sia un atto d’amore illuminato, mentre quello che consapevolmente fanno giorno dopo giorno decine di migliaia di famiglie nel silenzio, nella fatica e nella sofferenza, accudendo malati gravi e gravissimi, sia una scelta dettata da oscurantismo. Da medico ne ho incontrate tante e hanno diritto ad essere presentate con la luce che spetta a ogni atto d’amore». E questo «non può e non deve essere ignorato da una tv che intende promuovere il civismo, scuotere le coscienze e rilanciare la dignità degli uomini e delle donne». Al di là della propensione dei media per i casi eclatanti, nella trasmissione di Fazio e Saviano, commenta Mantovano, c’è stato «un carico aggiunto di natura ideologica, per cui i buoni sentimenti vanno tutti nella direzione della dolce morte e non di ciò che può evitarla attraverso la vicinanza alla persona». E alle famiglie dei malati, che non fanno audience. Ma che – parola di Daniele Bosone, senatore Pd e neurologo – «dopo il dolore e gli interrogativi, reagiscono. Ma bisogna stare loro vicini per dare speranza, altrimenti prevalgono le necessità». Bosone individua anche un processo culturale in atto, rispecchiato dalla tv: «Credere che la vita sia qualcosa di disponibile è un impoverimento che non riguarda solo i credenti, ma tutta una società fondata sul valore della solidarietà».È infuriata la Sbai, che attacca «i radical chic con la poltrona tiepida che non vanno a vedere le famiglie dove si accudiscono con amore le persone sofferenti». A questi uomini di spettacolo consiglia di fare una visita all’accademia di ballo di via Marconi a Roma, dedicata a giovani usciti dal coma dopo incidenti. «Questi cosiddetti intellettuali hanno perso la bussola dell’umanità non accettano più la sofferenza: li disturba, non è di moda».E i radicali che denunciano addirittura il troppo spazio ai pro life? «Qui parliamo di quel diritto naturale deposto nel comune sentire, che non può essere oscurato», taglia corto Fioroni. Mantovano invita a fare un confonto quantitativo di quelli che piacciono tanto a Pannella & C tra posizioni opposte: «Mettiamo a fianco gli spazi concessi a Melazzini – persona competente che nonostante la malattia parla e dà testimonianza – con quelli di Mina Welby e poi vediamo chi ha ragione». Il deputato Pdl Fabio Rampelli, infine, chiede esplicitamente che Melazzini, presidente dell’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, sia ospitato nella «trasmissione stalinista», a nome della «migliaia di persone che vivono in condizioni simili a quelle di Englaro e Welby» ma che «chiedono di essere sostenuti e aiutati, non di farla finita».