Vita

FRANCIA. Anticoncezionali, l'ora del ripensamento

Daniele Zappalà giovedì 31 gennaio 2013
Da mesi la vita in Francia è scandita dal ritmo degli scandali sanitari. Dopo il caso delle protesi mammarie difettose Pip, il Paese ha appreso della catastrofe innescata dal Mediator, un diffuso farmaco dimagrante rivelatosi altamente nocivo. Ora semina sconcerto la leggerezza con cui il sistema pubblico ha permesso la prescrizione a quasi 2 milioni di donne delle pillole ormonali anticoncezionali di "terza e quarta generazione", nonostante una serie di ben note controindicazioni e allerte. Ancora una volta, solo una raffica di denunce penali delle vittime, colpite da trombosi, ha squarciato il muro di silenzio. Lo scandalo, nelle ultime ore, ne ha pure rivelato un altro: la pratica dell’uso come contraccettivo del Diane 35, farmaco anti-acne, rivelatosi letale in 4 casi. Tanto che l’Agenzia nazionale sulla sicurezza dei farmaci (Anms) ha deciso ieri di sospenderne la vendita.
Tradizionale vanto del Paese, il sistema sanitario è ora sotto accusa. In questo clima, la più alta istituzione medica indipendente, l’Accademia di Medicina, scende in campo per difendere la deontologia professionale. I 130 luminari di questo "parlamento dei medici" hanno appena chiamato al timone François-Bernard Michel, pneumologo di fama mondiale, noto pure nel mondo cattolico come copresidente del Comitato medico internazionale di Lourdes.Professor Michel, lei punta sull’«umanesimo medico». Come lo definisce?Dovrebbe essere un pleonasmo. La medicina deve essere umanistica, altrimenti non esiste. È un suo obbligo, poiché è rivolta all’uomo, e tutto ciò che riguarda l’uomo deve rispettare la sua dignità, per i cristiani la sua prospettiva di creatura divina. L’umanesimo è consostanziale alla medicina. Occorre interrogarsi senza sosta sulla pratica medica, per comprendere se gli atti medici s’inscrivono nella prospettiva di restaurare l’essere umano nella sua globalità oppure no.Fra tecnologia medica e dialogo medico-paziente rischia di aprirsi un fossato?È un pericolo. L’attuale tecnologia medica brillante, al galoppo, che dobbiamo evidentemente elogiare, essendo al servizio dell’essere umano, non deve sostituirsi all’ascolto e al contatto. Il paziente ha sempre bisogno di essere ascoltato e d’integrare la malattia nella propria storia personale.Dopo la pubblicazione del rapporto del professor Sicard commissionato dall’Eliseo, si torna a parlare della disciplina del fine vita. Cosa ne pensa?Il professor Sicard è venuto all’Accademia a parlarci dei suoi risultati. Per lui, naturalmente, un medico non potrà mai dare la morte. Ma al contempo ci ha detto che «i medici dovrebbero imparare il buon morire». Quando resta sprovvisto di terapie utili il medico spesso rischia di abbandonare il campo. Ma accogliere un malato significa stringere un contratto tacito che prevede di accompagnarlo fino alla fine, anche quando ogni cura è impossibile. I medici debbono vincere il loro riflesso di colpevolezza quando prendono atto dell’impotenza terapeutica, che è pure una forma di paura della morte.Nel 2005 il Parlamento ha approvato all’unanimità la legge Leonetti che punisce l’eutanasia e rifiuta l’accanimento terapeutico. È un quadro legislativo ancora valido?C’è oggi in Francia chi continua a invocare l’eutanasia, ma si tratta di una parola sbagliata utilizzata per parlare di un falso problema. I veri medici non desiderano l’eutanasia ma possono imparare ad affrontare meglio la morte. Oggi, globalmente, i medici francesi considerano che la legge Leonetti è un quadro sufficiente che richiede forse solo piccoli adattamenti. Ma esistono ormai in ogni ambito delle lobby che intendono approfittare di qualsiasi cambiamento di governo per imporre le loro idee.La qualità dell’accompagnamento al morente rispecchia la sensibilità di una società?Oggi va diffondendosi una visione meccanicista del corpo umano, che rischia di sfociare nell’idea che una macchina non più funzionante possa essere rottamata: un’ideologia medica inaccettabile. L’essere umano ha dignità fino alla fine. Dobbiamo sempre salvaguardarla, fin quando è possibile. I rischi conclamati delle pillole anticoncezionali sono stati davvero sottovalutati?Un tempo, prima della prescrizione, si chiedeva alle donne di fare un test di coagulazione. Ma poi si è perso di vista che la pillola resta una farmaco, con i suoi rischi specifici. Conviene inoltre allargare il discorso. Tutti possono ricordare che la pillola fu introdotta per evitare gravidanze non desiderate. Ma da allora gli aborti continuano a contarsi a decine di migliaia, e non diminuiscono. Ora è forse giunto il momento per interrogarsi sul semplicismo in cui siamo scivolati. In Francia ci sono giovani che fanno aborti uno dopo l’altro. E questo, da un punto di vista medico, non è davvero serio. Si sono diffuse soluzioni di comodo, e i medici hanno una parte di responsabilità.Il Senato ha liberalizzato la ricerca sugli embrioni, ma gli oppositori ricordano che esistono metodi alternativi, persino coronati dal Nobel per la Medicina. Cosa ne pensa? Che oggi è possibile limitarsi alle cellule adulte. È una vecchia storia: permane negli esseri umani la tentazione del dottor Faust. È vero che certi ricercatori vorrebbero manipolare gli embrioni per ricavarne risultati straordinari, ma dovrebbe sempre prevalere il rispetto dell’embrione, che è un essere umano.