Vita

Francia. La femminista Agacinski va alla guerra della provetta

Antonella Mariani giovedì 11 luglio 2019

Sylviane Agacinski

Scende in campo in extremis, quando i giochi sembrano ormai già fatti e la provetta sembra diventare «per tutti», donne single e coppie lesbiche incluse. Ma le sue parole contano, le sue analisi, anche crude e impietose, sull’era nefasta della «riproducibilità tecnica» e sulla Gravidanza per altri (Gpa) come pratica assimilabile al «mercato del sesso», lasceranno il segno nella Francia che ha seguito un po’ distrattamente il dibattito sulla nuova Legge di bioetica, che il Consiglio dei ministri approverà entro luglio e che poi passerà in Parlamento a settembre. Sylviane Agacinski, filosofa, psicoanalista e nume tutelare del femminismo francese, già nota per le sue severe argomentazioni che hanno tra l’altro portato alla sottoscrizione della Carta di Parigi nel 2016, una pietra miliare in Europa nella battaglia (non solo femminista né solo femminile) contro l’utero in affitto, interviene nel dibattito in corso, perché, dice, «non pensavo che saremmo andati così lontano», sospinti da un’onda ultraliberista che «minaccia la giustizia e l’eguaglianza e applica l’idea di libertà solo ai più ricchi e più forti». Lo fa con un pamphlet pubblicato il 29 giugno da Gallimard, dal titolo L’Homme désincarné. Du corps charnel au corps fabriqué (L’uomo disincarnato. Dal corpo di carne al corpo fabbricato). L’uomo è entrato nell’era della sua riproducibilità tecnica, scrive Agacinski, ma a quale prezzo si persegue l’obiettivo di prescindere dal corpo e dalla differenza sessuale? Se il concepimento può essere attribuito alle macchine, allora il ventre femminile non è che una incubatrice, e può diventare uno «strumento di produzione».

Donne e uomini non fanno più i conti con i limiti naturali, così «la sterilità e l’infertilità non sono più accettate». La biotecnologia, per rispondere alle richieste, deve «disporre di forniture biologiche, gameti o ventri femminili». Ed ecco che si alimenta nel mondo il mercato del corpo umano. Prima che il dibattito in Francia abbia messo da parte per motivi di opportunità politica il tema della Gravidanza per altri, si è discusso a lungo su quella «solidale», cioè non commerciale. Attenzione, avverte Agacinski nel suo saggio: la Gpa è assimilabile al «mercato del sesso», dove la «funzione di madri portatrici consiste nel mettere a disposizione i propri organi riproduttivi a un altro genere di clienti, pudicamente chiamati 'genitori d’intenzione' ». Questo commercio «implica la corruzione, attraverso il denaro, dell’integrità personale fisica e morale. Con la Gpa ci si appropria della vita di una donna durante la gravidanza», in una forma inedita di schiavitù.

«Parlare di Gpa etica è una carineria di cattivo gusto. Il corpo umano è indisponibile». La stessa locuzione ormai universalmente utilizzata (Gravidanza per altri) sembra fatta apposta per trasformare, anche nel linguaggio, la gravidanza in una funzione. L’opinione pubblica, argomenta Agacinski, è tratta in inganno da due astuzie: la Gpa viene spacciata come una tecnica di procreazione assistita e come dono generoso. C’è poi un altro fattore che spiega la «passività dell’opinione pubblica»: una «parte militante della comunità gay rivendica la Gpa come un diritto». «Di colpo, dimostrare che questa pratica è una forma di schiavitù vuol dire incorrere nell’accusa di omofobia». Una sorta di «intimidazione, per non dire di terrore intellettuale», rivolto a tutti coloro che si pongono delle domande o che «osano contestare che esista un diritto a usare una madre sostituta».

Agacinski disapprova l’idea della «provetta per tutti», prospettiva che ormai appare scontata per la Francia. Se la Procreazione medicalmente assistita (Pma) – è l’argomentazione – si rivolge alle coppie non fertili e dunque potenzialmente fertili, che senso ha che possano accedervi donne single, in menopausa o coppie dello stesso sesso? Si sostiene che lo si fa in nome dell’uguaglianza, creando così un inesistente diritto al figlio. Ma come garantire la perfetta eguaglianza degli individui di fronte alla procreazione? In attesa dell’utero artificiale, si può accordare a tutti la libertà di procreare in modo 'autonomo' e volontario, a condizione che ciascuno possa disporre delle risorse biologiche necessarie: seme per le donne, ventre femminile per gli uomini. «Strana libertà, quella che si esercita al prezzo della disponibilità del corpo degli altri».

La Francia e l’Europa, è la conclusione di Agacinski, devono scegliere tra la prospettiva ultraliberista in cui la libertà contrattuale di un individuo avviene a spese dei più poveri e vulnerabili, come sono le donne che affittano il proprio utero, e un’altra prospettiva, quella in cui la libertà è delimitata dalle leggi, le quali «garantiscono ai più deboli il rispetto della loro integrità morale e fisica». E noi, quale mondo vogliamo?