Vita

Progetto Cei. C'è «Accolti.it» per fare spazio all'altro

Alessia Guerrieri giovedì 11 ottobre 2018

Accogliere significa creare uno spazio per l’altro dentro il proprio spazio di vita. Va oltre perciò la logica dell’ospitare e curare. Accogliere significa custodire e migliorare la qualità di vita propria attraverso la relazione con l’altro. Un ragionamento che ha ancora più senso quando l’altro è una persona fragile. Nasce quindi con l’intento di raccontare e condividere le esperienze del complesso mondo della disabilità mentale e della riabilitazione «Accolti.it», il progetto pensato dall’Ufficio di Pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana in collaborazione con Aippc (Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici). Così le famiglie non si sentiranno più sole, gli operatori potranno confrontarsi nei percorsi di accompagnamento e sui progetti di vita, le istituzioni aiutate a semplificare con norme adeguate il processo e all’opinione pubblica saranno finalmente visibili i dettagli e le possibilità che l’accoglienza degli 'ultimi' offre all’intera società. Primo appuntamento l’open day organizzato sabato in tutta Italia, in cui apriranno le porte 117 strutture cattoliche e di ispirazione cristiana per sensibilizzare sul tema della disabilità.

«Siamo convinti che sarà il primo passo di una strada che percorreremo insieme», la premessa da cui parte il direttore dell’Ufficio Cei don Massimo Angelelli, in apertura del convegno di presentazione di «Accolti.it» organizzato ieri al Senato. Le sfide che si hanno davanti infatti sono tante: in primis «condividere le buone prassi», «far sentire i familiari di un disabile mentale al centro di una rete», «far conoscere gli interventi attuati» e «affermare un modello di relazione – continua don Angelelli – che superi lo stigma e diventi significativo e non escludente». Un valore aggiunto caratteristica dell’accoglienza cattolica, ricorda la senatrice Paola Binetti (Udc) tra gli organizzatori dell’evento, perché «la solidarietà si fa condivisione e parallelamente si fa soluzione, guardando all’uomo nella sua interezza». Da qui l’importanza di fare in modo che le istituzioni « si mettano in ascolto di questo mondo, che ha dimostrato di saper avviare percorsi di cura innovativi». La realtà che le strutture riabilitative nel nostro Paese hanno di fronte sono numeri crescenti di pazienti che si affiancano a risposte disattese dal sistema pubblico. Non bisogna tuttavia mai dimenticarsi nell’accogliere – dice padre Carmine Arice, superiore generale del Cottolengo – che «la dignità non va data ma va riconosciuta, e la società non ha potere di metterla in dubbio in ogni stagione della vita». In più si è arrivati a un punto, continua, in cui «occorre essere intraprendenti perché certi valori abbiano un peso anche in politica e nelle leggi». Ed è anche il momento giusto perché nell’affrontare la disabilità – gli fa eco Tonino Cantelmi, psichiatra e membro del Tavolo sulla salute mentale Cei – «si chieda alla società intera un salto di qualità. Quello stesso salto che vorremmo fare con 'Accolti.it', perché è soprattutto una trama relazionale». Si può infatti 'uccidere' in tanti modi una persona, «ad esempio non riconoscendo le potenzialità, anche minime, che i disabili mentali hanno per valorizzarle», sottolinea il direttore sanitario dell’Opera Don Guanella Simonetta Magari, ammettendo che a volte è difficile misurare negli adulti i progressi proprio perché non si hanno strumenti comuni.