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Il tema. Comunicatori che sanno ascoltare col cuore

Teresa Braccio* lunedì 6 giugno 2022

Papa Francesco, nel suo messaggio per la 56a Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che ha avuto come tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, ci invita a dare voce alle necessità della vera informazione ricordandoci che l’ascolto è la base della comunicazione e di ogni rapporto umano. Chiede agli operatori dell’informazione di “reimparare ad ascoltare” indicando che l’ascolto è “condizione della buona comunicazione”. L’ascolto di cui parla è il dialogo tra Dio e l’umanità: «Shema’ Israel - Ascolta, Israele» (Dt 6,4).

Esorta tutta la Chiesa ad ascoltarsi: “Noi dobbiamo ascoltare attraverso l’orecchio di Dio, se vogliamo poter parlare attraverso la sua Parola”. “Gesù stesso ci chiede di fare attenzione a come ascoltiamo”, perché “per poter veramente ascoltare ci vuole coraggio, ci vuole un cuore libero e aperto, senza pregiudizi”.

Il Pontefice ci invita a fare dell’ascolto la strada maestra per rischiarare il buio dei poteri forti e dare voce al sapere divino e umano. Il vero comunicatore deve rendere i nuovi linguaggi veicoli di bene comune che aiutano a raggiungere le ragioni più profonde della comunicazione. Ascoltare è una delle sfide più grandi di oggi: andare oltre l’ascolto robotizzato che ci porta a cogliere la realtà senza però incontrarla. Non possiamo chiuderci al mondo impedendogli di entrare dentro di noi con i suoi problemi e povertà. Bisogna avere un orecchio aperto; solo così quello che ascoltiamo passa nel nostro cuore.

Mettersi in ascolto dell’altro aiuta a uscire da noi stessi per sentire il richiamo del prossimo e entrare in sintonia con gli altri e con le cose. Se l’accoglienza è autentica, se l’ascolto è vero, allora l’operato del comunicatore si trasforma in servizio. Il Papa invita ad ascoltare ma anche a farsi ascoltare. Un bisogno questo che ci porta a percepire il mondo in pienezza cogliendo la sua bellezza in libertà e non in una mansione tecnica insensibile ai problemi della vita.

Il vero ascolto corre su due binari: l’ascolto di sé, che significa sapersi intrattenersi con se stessi per andare oltre l’esposizione mediatica propria del nostro oggi; non fuori ma dentro di noi per raccogliere ciò che conta. Successivamente porsi in ascolto del mondo e di chi ci circonda. Una capacità preziosa in questo nostro «tempo ferito».

La buona comunicazione «presta attenzione alle ragioni dell’altro e cerca di far cogliere la complessità della realtà», mentre oggi «in molti dialoghi noi non comunichiamo affatto», ci sforziamo semplicemente a diffondere il nostro pensiero. Se vogliamo crescere nell’arte del comunicare attraverso l’ascolto del cuore, come rapporto di connessione, dobbiamo prestare “attenzione a chi ascoltiamo, a cosa ascoltiamo, a come ascoltiamo”.

L’ascolto è importantissimo anche per una seria informazione. L’investigazione sulla verità parte dall’ascolto. “Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo”. Quindi, se vogliamo crescere come comunicatori, dobbiamo reimparare ad ascoltare. “Tutti siamo invitati a riscoprire l’ascolto come essenziale per una buona comunicazione”.

* religiosa