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Tecnologie. Abitare il digitale, con i piedi per terra

Salvatore Tropea martedì 30 maggio 2023

«Sappiamo che mai il virtuale potrà sostituire la bellezza degli incontri a tu per tu. Ma il mondo digitale è abitato e va abitato da cristiani». Lo scrive Papa Francesco nella Prefazione al libro «La Chiesa nel digitale», curato da Fabio Bolzetta per Tau editrice e presentato, ieri pomeriggio, presso l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, a Palazzo Borromeo, in occasione della 57ª Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si è celebrata domenica 21 maggio. Un volume nato dall’esperienza degli oltre 150 video tutorial dell’Associazione Webmaster Cattolici Italiani (WECA), che con l’occasione ha festeggiato anche i vent’anni dalla sua fondazione.

«La nostra società è ormai immersa nel digitale, con esso dobbiamo fare i conti, poiché la Rete può essere usata tanto bene quanto male e questo ci chiama, soprattutto da cristiani, a sfruttare al meglio tutte le sue potenzialità per scopi nobili», ha spiegato nei suoi saluti istituzionali Francesco Di Nitto, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede. Il volume “La Chiesa nel Digitale” è dunque «utile proprio perché ci spiega tutto ciò e lo stesso Papa Francesco nella sua Prefazione – ha sottolineato Di Nitto – ci fa capire quanto la Chiesa sia chiamata a vivere immersa nel mondo, anche quello digitale».

Tra gli ospiti relatori del dibattito, con la moderazione di Cecilia Seppia, giornalista di Vatican News, Don Mauro Mantovani, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana; monsignor Fabio Fabene, Segretario del Dicastero delle Cause dei Santi; monsignor Lucio Adrian Ruiz, Segretario del Dicastero per la Comunicazione; Don Gianluca Marchetti, Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana e Don Sergio Massironi, del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Citando il tema della Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali di quest’anno, “parlare col cuore. Secondo verità nella carità”, don Mauro Mantovani ha posto l’accento sugli aspetti antropologici della comunicazione umana. «Il libro – ha spiegato – pone la questione di fondo di come parlare di Dio, veicolare il Vangelo con le nuove tecnologie, pur rimanendo in una concezione culturale, spirituale e antropologica». Il messaggio che dunque arriva, per il sacerdote, è quello di «una Chiesa che deve abitare, non una parola usata a caso, il digitale. Soltanto abitandolo si può aprire alle nuove tecnologie come servizio e missione».

Secondo monsignor Fabio Fabene il volume «ci fa immergere in modo decisamente pratico nel digitale, mondo in cui siamo pienamente coinvolti». Riprendendo la Prefazione del Santo Padre, ha poi sottolineato come «la Chiesa stia facendo propri gli strumenti tecnologici per veicolare il messaggio evangelico». Allo stesso tempo, sempre citando le parole del Pontefice, ha messo in guardia dalla troppa assuefazione al virtuale «a cui ci ha abituato la pandemia», anche a seguito delle dirette streaming delle celebrazioni liturgiche. Una buona pratica che «allora permise a moltissime persone di non rimanere sole e continuare a pregare», ma che oggi «ci chiama alla sfida di essere al tempo stesso digitali ma non sconnessi dal resto della comunità e dall’unità delle relazioni interpersonali».
Un equilibrio tra reale e virtuale ribadito anche da monsignor Lucio Adrian Ruiz: «lo scopo di spazi e strumenti digitali, come ci spiega il libro, non deve essere cercato nella “concorrenza” con la presenza fisica di fedeli alle liturgie, ma nell’utilizzo missionario delle stesse tecnologie». Queste ultime, secondo il Segretario del Dicastero per la Comunicazione, «sono importanti per l’obiettivo di creare sempre una comunità fisicamente presente e immersa nell’amore». C’è dunque «bisogno di cuore, di amore, anche nel digitale» il monito di Ruiz, che ha poi citato le «periferie esistenziali» verso cui la Chiesa deve avere «il suo slancio missionario tramite percorsi e strade del mondo digitale, inteso come “strumento”» e non come concetto monopolizzante.

“La Chiesa nel Digitale” – e si può ben vedere dalla copertina interattiva con un QrCode, che rimanda all’omonimo sito – rappresenta inoltre «un libro interattivo, che offre una panoramica fresca e dinamica della comunicazione moderna», ha invece spiegato Don Gianluca Marchetti. «Come Chiesa – ha sottolineato il Sottosegretario Cei – abbiamo più volte indagato e scrutato questo mondo, ma oggi ci troviamo davanti alla sfida di caricarci delle responsabilità che ci chiede il digitale». Per il sacerdote, infatti, un altro tema da mettere al centro è quello della tutela di chi abita le nuove tecnologie, soprattutto i minori. «Pensiamo agli abusi, anche sessuali, alla violenza, alla tutela della riservatezza, ma anche alla capacità attendere, rispettare gli altri e usare i termini corretti, soprattutto nei social». C’è dunque un confine tra i due opposti eccessi di «demonizzare le nuove tecnologie e accettarle tout court» che è rappresentato da un equilibro di «sana educazione, formazione e capacità di intessere, pur nel digitale, forti rapporti interpersonali e di prossimità, che il volume di Bolzetta e WeCa ci indica».

Proprio su come arrivare a questo sano ma fondamentale equilibrio si è interrogato nel suo intervento don Sergio Massironi. Come conservare, dunque, «uno sguardo umano, sensibile, cristiano in un ambiente virtuale che quasi sembra immune all’empatia». La probabile, ma non scontata, risposta, secondo il sacerdote è da ricercare «nella forte componente di ascolto che permea tutto il libro: i vari capitoli, a mano a mano, spiegano non solo come usare determinati strumenti, ma anche come accostarsi al prossimo». Il volume “La Chiesa nel digitale” è una naturale conseguenza «della Chiesa del Concilio Vaticano II, poiché fa un grande sforzo nel tenere conto di tutti i soggetti di cui la Chiesa è composta». Sacerdoti, laici, religiosi e religiose, professionisti, istituzioni, parrocchie. «Una comunicazione efficace, nel digitale, da parte della Chiesa diventa fondamentale per farsi ascoltare e comprendere da tutti, soprattutto dai giovani».

Infine, proprio sui giovani – ma anche sugli “invisibili” e sulla dinamicità che deve caratterizzare la Chiesa – si è focalizzato, durante le sue conclusioni, Fabio Bolzetta, curatore del volume e presidente dell’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani (WECA). «La Chiesa – ha spiegato – non è nel digitale. È Chiesa e basta e per questo immersa in tutti gli ambiti del mondo, anche nelle nuove tecnologie». Secondo l’autore, «troppo spesso i giovani sono giudicati come oggetti e non come soggetti di una progettualità fondamentale se pensiamo proprio all’ambito digitale, dei quali sono nativi ma anche futuro». Poi, appunto, un pensiero «a una categoria pensiamo non esista in Rete, ma invece è drammaticamente presente: gli invisibili». Chi non ha le adeguate competenze o addirittura non possiede ancora gli strumenti tecnologici adeguati per accedere al digitale. «La Chiesa, che vuole abitare un mondo così complesso ma allo stesso tempo così proiettato verso il futuro, non si può permettere di escludere nessuno» ha concluso Bolzetta.