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“Dieci piccoli indiani” in un gioco di tecnica

Andrea Fagioli mercoledì 9 novembre 2016
Dieci piccoli indiani è uno dei capolavori di Agatha Christie. Se non altro è il più venduto. Fu pubblicato in Gran Bretagna nel 1939. In Italia uscì nel 1946 con un titolo diverso: ...E poi non rimase nessuno, che forse, al di là di un'assonanza western, dà meglio l'idea della trama. Dieci piccoli indiani non suonava granché nemmeno quando nel 1965 arrivò nelle sale il film omonimo diretto da George Pollock. In realtà i piccoli indiani sono i protagonisti di una filastrocca che racconta come uno dopo l'altro facciano una brutta fine. La stessa che tocca ai dieci protagonisti del giallo di Agatha Christie: un anziano giudice, un playboy, un rude detective, un medico specializzato in nevrosi femminili, un'anziana zitella, un'istitutrice piena di segreti, un generale con sensi di colpa, un mercenario senza scrupoli, due inquietanti servitori. I dieci si ritrovano ospiti o dipendenti di una fantomatica coppia, i signori Owen, nell'unica villa di un'isola deserta. Ben presto si accorgeranno di essere destinati a morire uno per volta in una catena di misteriosi omicidi che getterà il gruppo in un'angoscia sempre più profonda (ognuno vittima anche degli incubi del proprio passato) al ritmo della filastrocca che finisce con un verso sempre differente fino ad arrivare a «…non rimase più nessuno». La versione cinematografica spostò la vicenda in montagna. Adesso la versione televisiva targata Bbc, andata in onda in prima visione assoluta domenica e lunedì su Giallo (canale 38 del digitale terrestre), l'ha riportata su un'isola con molte attinenze con il romanzo. I Dieci piccoli indiani in versione serie tv, nel quarantesimo anniversario dalla morte di Agatha Christie, trasmette con forza la suspense immaginata dalla sua autrice. Punta sui particolari, con primissimi piani degli oggetti (compresi gli indiani qui rappresentati in una sorta di statuine pagane) e dei personaggi. Fondamentali gli sguardi che tradiscono diffidenza, sospetto e paura. Decisivi i rumori, i suoni, la musica, le ambientazioni. Sostanzialmente un grande gioco di tecnica cinematografica con la regia di Craig Viveiros e la sceneggiatura di Sarah Phelps. A proposito: ma chi è l'assassino? Forse è meglio non dirlo se qualcuno deve ancora leggere il libro, vedere il vecchio film o recuperare la fiction. In ogni caso, alla fine, non rimane nessuno.