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“Voxpopuli”, così cambiano i costumi

Andrea Fagioli venerdì 29 giugno 2018
Cosa farebbe la Rai in estate senza le teche, senza quell'immenso patrimonio di filmati a cui attingere come in un pozzo senza fine? Forse si attaccherebbe ancor più alle repliche. Intanto, grazie ai propri archivi ha trovato il modo di mettere in pista un nuovo prodotto che su Rai 3 va ad affiancarsi, sia pure con intenti molto diversi, al Techetechetè di Rai 1. Si tratta di Voxpopuli, striscia quotidiana a cura di Luca Martera (grande esperto di comunicazione), in onda dal lunedì al venerdì dalle 20,20 per una ventina di minuti. In gergo televisivo per «vox populi» s'intendono le interviste alla gente comune. Ma in questo caso l'operazione è molto più ambiziosa perché vuole indagare su come sono cambiati i costumi degli italiani negli ultimi quarant'anni in quanto a sentimenti, studio, lavoro e tempo libero. Ogni sera, per cinquanta puntate, vengono affrontati tre argomenti «rivelatori del carattere italico» attraverso interviste a una o più persone dal 1978 (anno dell'introduzione del colore in tv) ai giorni nostri, saltando da un decennio all'altro. Dopo due settimane dalla partenza, fissata al 18 giugno, abbiamo sentito interventi un po' su tutto: su questioni frivole come i tormentoni estivi o le diete e su questioni molto complesse come la pillola e l'aborto. La scelta è consapevole, ma il rischio della confusione è reale. Non solo nell'avvicinare temi diversi, ma anche nel trattare i singoli. Ad esempio proprio nel caso dell'aborto il primo spezzone tratto da Nord e Sud del 1978 proponeva tre donne che parlavano del numero dei loro figli e degli aborti, addirittura una ammetteva nove figli e altrettanti aborti, dimostrando una indiscutibile ignoranza in fatto di contraccezione. Da lì il secondo spezzone da Si dice donna del 1980 sulla nascita dei consultori fino ad un Tg del 2006 sull'arrivo in farmacia della pillola del giorno dopo. Facendo uno più uno (è il montaggio che detta legge), diventa esplicita, almeno in questo caso, l'idea di un'opportuna e positiva evoluzione del costume. Ma si tratta di una semplificazione, perché il problema resta complesso nonostante il passare degli anni. Lo stesso dicasi per altre questioni come il matrimonio o i figli non riconosciuti. Insomma, anche un programma del genere, nell'apparente semplicità della voce popolare, ma con l'ambizione dell'operazione sociologica, può nascondere insidie.