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VOLUTE DI FUMO

Gianfranco Ravasi sabato 5 giugno 2004
Un naufrago fu gettato dalle onde sulla riva di un'isoletta disabitata. Ogni giorno scrutava l'orizzonte in attesa di un aiuto, ma nessuno si presentava sul mare. Riuscì a costruire una capanna. Un giorno, tornando da una battuta di caccia per procurarsi un po' di cibo, trovò la capanna in fiamme, mentre dense volute di fumo salivano al cielo. Era ormai disperato. Ma il giorno seguente ecco all'orizzonte una nave puntare verso l'isola. Era stato il fumo a spingerla a dirottare verso quell'isola. Leggo questa parabola, attribuita a John Yates (autore che non conosco), in una rivista religiosa. Il senso è chiaro ed è appuntato dallo stesso autore: «Anche se sul momento non sembra possibile, spesso le tue difficoltà possono sortire effetti positivi per la tua felicità futura». Talora ci si sente come perseguitati dalla sfortuna, le sciagure sembrano accanirsi, nessun spiraglio di luce si profila all'orizzonte. E' facile scivolare nel gorgo oscuro della disperazione e, immersi nella tenebra, non si vedono più i segnali positivi, non ci si aggrappa più alla mano che si tende verso di noi, o alla fune che ci viene lanciata. In realtà, non esiste una vita in cui non ci sia - anche nel grembo oscuro del male - una possibilità di speranza e di salvezza. Anzi, non di rado è proprio attraverso una prova che si ha inaspettatamente la liberazione, così come accade a quella capanna incendiata e alle volute di fumo. Paolo ai Romani scrive che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (8, 28). Bisogna, perciò, avere dentro di sé sempre un filo di fiducia e non cedere alla tentazione di chiudere gli occhi e sprofondare nel vuoto, nella desolazione senza rimedio e senza attesa.