Rubriche

Vogliamo creare l'infinito, ma esso non ci appartiene

Maria Romana De Gasperi sabato 14 agosto 2021
«In questa valle di lacrime» mormorava nelle sue preghiere la zia alla cui pazienza eravamo consegnate nel nostro tempo più difficile: i 10-12 anni. Ma perché dobbiamo dire questa brutta preghiera ogni sera, zia. Io non la vedo la valle di lacrime e non voglio sapere dov'è. Questa preghiera non la dico. Va bene la dirò io. Ma fai almeno il segno di croce e ringrazia il Signore per tutto il bene che hai avuto oggi. Non so quale bene: non ho potuto uscire con le mie compagne perché tu dicevi che avremmo preso freddo, e non era vero, ho dovuto fare i compiti perché tu, domenica, non avevi tempo di guardarmi se sbagliavo qualcosa del mio compito di francese. In fondo io sono molto infelice. Non dire sciocchezze. Sei abbastanza grande per seguire almeno qualche notizia del mondo dove la giustizia non ha più spazio, dove si muore senza ragione, dove i bambini della tua età non hanno abiti per vestirsi , né qualcosa da mangiare. Le loro lacrime non si vedono alla televisione se non in fretta perché chi fotografa non ha poi il coraggio di essere pagato per queste dure verità. Pensa a chi non riceve mai una carezza, a chi viene cacciato lontano, a quel piccolo che trova la sua unica certezza nel tenere con la sua mano la gonna della mamma che fugge; come fai a chiedere un abito nuovo per la tua festa o un dolce per colazione? Ma poi ci sono altre verità: se, non si produce e quindi non si compera e non si consuma, non si rinasce. Sembra di promuovere un gioco difficile da spiegare e soprattutto da sostenere oggi quando agli oggetti che comperiamo non chiediamo più di vivere a lungo, ma accettiamo quasi con piacere la loro fine per sostituirli con qualcosa di nuovo. E non parliamo di piccole cose; anche i ponti sui fiumi, quelli che attraversano i laghi e il mare hanno una fine segnata alla quale un tempo non si pensava. Quale difficoltà deve superare il costruttore geniale quando deve decidere se dare vita a un complesso che piacerà oggi , ma non sarà più guardato domani, come il sarto che vestirà una bellezza che domani non si guarderà più? Questa è infine la grande differenza tra il nostro pensiero antico e quello di oggi: costruiamo e inventiamo oggi per un futuro interessante, coraggioso dove siamo pronti a provare tutto di noi stessi. Anche nei secoli antichi si offrivano gli schiavi al peso immane delle colonne e agli archi di pietra immaginando di offrire al mondo opere senza fine, ma il tempo è più forte di noi: distrugge con il vento, con la pioggia, con le onde del mare ciò che abbiamo immaginato di aver creato per un infinito che non ci appartiene. E il Signore penso sorrida a volte guardando dall'alto il nostro affanno per avere meglio e di più, mentre si perde, la carezza, e la pace.