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Ventotene, “L'isola ritrovata” di Perucatti

Andrea Fagioli domenica 11 luglio 2021
L'isola di Ventotene, nell'arcipelago delle Ponziane, fu utilizzata durante il ventennio come confine per gli antifascisti e le persone sgradite al regime. Sullo scoglio di Santo Stefano, dove sorge il carcere di origine borbonica, vi furono confinati tra gli altri Sandro Pertini, Luigi Longo e Umberto Terracini, ma anche Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi che lì, nella primavera del 1941, scrissero l'importante documento "Per un'Europa libera e unita", diventato famoso come "Manifesto di Ventotene", con l'intento di sancire il rispetto dei diritti umani e promuovere l'incontro tra culture e cittadini. Qualche anno dopo, quello stesso carcere, costruito alla fine del Settecento con criteri innovativi e simbolici, diventerà negli anni Cinquanta un modello per la funzione rieducativa dei detenuti attraverso il lavoro e il coinvolgimento in attività come lo sport e il cinema, grazie all'illuminato direttore Eugenio Perucatti, uomo di forte spirito cattolico, padre di dieci figli, per il quale «ogni luogo, ogni tempo e tutte le condizioni sono adatte per adoperarsi nel bene». Le vicissitudini del penitenziaro (chiuso nel 1965) e l'opera di Perucatti, autore anche del saggio Perché la pena dell'ergastolo deve essere attenuata, sono ripercorse nel docufilm di Salvatore Braca L'isola ritrovata. La storia del carcere di Santo Stefano, andato in onda venerdì in seconda serata su Rai3 e ora disponibile su RaiPlay. Con testimonianze, immagini di repertorio e ricostruzioni con attori, L'isola ritrovata ripercorre la trasformazione di un istituto destinato alla pena dell'ergastolo in un luogo di redenzione. Inevitabile, in questo senso, un confronto con le violenze degli ultimi tempi in alcune carceri italiane, che il regista a livello di immagini propone come anteprima al docufilm, che nella parte fiction non è impeccabile, ma per tutto il resto è decisamente interessante.