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Veltroni e l'edizione (poco) straordinaria

Andrea Fagioli martedì 8 dicembre 2020
C'era molta attesa per il documentario di Walter Veltroni, Edizione straordinaria, sabato scorso in prima serata su Rai 3 e ora su RaiPlay. Se ne parlava da giorni. L'ex politico con la passione per il cinema ha del resto sufficienti agganci per garantirsi una buona promozione. Ma non è questo che conta. Il problema, come detto, è un altro: è l'aspettativa suscitata. Più cresce la curiosità, maggiore è il rischio di deludere le attese o quantomeno di non accontentare del tutto il telespettatore. Ed è un po' quello che è successo nel vedere il lavoro di Veltroni la cui idea di partenza resta senza dubbio interessante: raccontare gli ultimi sessant'anni della nostra storia attraverso le edizioni straordinarie dei notiziari Rai. Ma la scelta di mandare un'ora e mezzo di spezzoni di telegiornali in una sequenza ininterrotta, senza raccordo né commento, ha finito per far perdere il filo di un discorso tra l'altro inserito nel tema della pandemia attraverso l'immagine iniziale e pressoché finale di papa Francesco la sera della preghiera solitaria in Piazza San Pietro. Di conseguenza sono anche sorti degli interrogativi sul perché l'autore abbia scelto alcune notizie per così dire minori a discapito di altre sicuramente più importanti. Quello che invece ha funzionato è l'effetto ricordo per chi quei fatti li ha seguiti in diretta. Ma soprattutto è stato interessante verificare come sia cambiata l'informazione, quale ruolo avessero le agenzia di stampa, l'Ansa su tutte, quali strategie e quale partecipazione emotiva ci fosse nel dare le notizie. Si pensi ad esempio a Marcello Giannini che il 4 novembre 1966, dalla finestra dell'allora sede Rai di Firenze a due passi dal Duomo, cala un microfono in strada per far sentire il rumore dell'acqua che scorre come un fiume nel centro della città. Oppure Flavio Fusi strozzato dal pianto nell'annunciare la morte della collega del Tg3 Ilaria Alpi. O ancora Paolo Frajese che entra nello studio e nell'inquadratura mentre Bruno Vespa conduce l'edizione straordinaria del Tg1 per il rapimento di Aldo Moro e l'uccisione della scorta. Momenti tragici per le notizie, ma belli per un giornalismo d'altri tempi di cui la Rai è stata protagonista.