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Vaticano, pensioni al bivio

Vittorio Spinelli giovedì 9 dicembre 2004
È in vigore dal 1° gennaio scorso la Convenzione di sicurezza sociale tra la Repubblica italiana e la Santa Sede, che consente ai dipendenti vaticani e ai lavoratori italiani di maturare la pensione cumulando gratuitamente i contributi versati in entrambi gli Stati. E' opportuno precisare che il Vaticano non assume i propri lavoratori distinguendo tra laici e religiosi; gli uni e gli altri sono qualificati esclusivamente come "dipendenti", senza alcuna riserva di favore per gli ecclesiastici.
La Convenzione si basa sul principio generale della territorialità, secondo il quale un lavoratore occupato nel territorio di una Parte contraente è soggetto alla legislazione del luogo, anche se risiede nel territorio dell'altra Parte.
Fra le varie precisazioni sul campo di applicazione della convenzione, alcune riguardano i lavoratori subordinati, non dipendenti vaticani, occupati nel territorio del Vaticano. Questi lavoratori sono soggetti alla legislazione italiana.
Inoltre, alcuni dipendenti vaticani, cittadini italiani, sono soggetti alle leggi italiane relative agli eventi non coperti dalle istituzioni vaticane (disoccupazione, tubercolosi ecc.). Si tratta delle seguenti categorie: a) dipendenti vaticani in prova, b) dipendenti vaticani con contratto a tempo determinato, c) dipendenti vaticani già iscritti all'Inps per effetto di una convenzione amministrativa del lontano 1956.

Questa vecchia convenzione era nata in base ad una precisa richiesta del Governatorato della Città del Vaticano, allo scopo di assicurare una pensione dell'Inps al personale assunto in servizio temporaneo alle dipendenze del Governatorato e dell'Amministrazione dei Beni della Santa Sede (ora Apsa) e presso le Ville pontificie di Ca-stel Gandolfo e gli immobili situati in Roma, coperti da immunità diplomatiche secondo i Patti lateranensi.
Per effetto di quell'accordo, nel corso degli anni gli avventizi vaticani sono stati regolarmente registrati dall'Inps, che ha provveduto a raccogliere i contributi in un apposito archivio, custodito presso la Sede provinciale di Roma di Via Amba Aradam, e a mettere in pagamento le relative pensioni, maturate in base agli stessi requisiti richiesti ai lavoratori dipendenti italiani.
La nuova convenzione riserva a questi dipendenti, che non abbiano ovviamente raggiunto una pensione, la possibilità di iscriversi al Fondo Pensioni Vaticano, a condizione di effettuare tale scelta entro il prossimo 31 dicembre. La richiesta va presentata al Fondo vaticano che ne darà poi notizia all'Inps di Roma. I contributi Inps verranno quindi integralmente trasferiti alla gestione vaticana che li amministrerà secondo le proprie regole. Nel valutare la convenienza dell'opzione, va messo in conto che i requisiti pensionistici nelle due legislazioni sono sostanzialmente allineati. Pende tuttavia a favore della scelta il particolare trattamento fiscale cui sono soggette le pensioni vaticane.