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Van De Sfroos, viaggi di un “Mythonauta”

Andrea Fagioli sabato 15 maggio 2021
Può succedere che dopo l'ennesimo e ormai stucchevole dibattito televisivo dai toni accesi sul ddl Zan, ci si possa imbattere in un pacifico viaggio sulle tracce delle leggende popolari. È successo giovedì sera su Rai 2, dopo il talk politico Anni 20, quando è partita la prima delle quattro puntate di Il Mythonauta, con Davide Van De Sfroos, che i più ricorderanno a Sanremo in veste di cantautore in dialetto comasco o per il fatto di essere stato a volte accostato alla Lega, qui al debutto (senza niente di politico) in una ideazione e conduzione televisiva che potremmo definire un vagabondaggio tra luoghi, miti e credenze accompagnato dalle telecamere e dalla sua chitarra per commentare anche in musica storie che fanno parte dell'immaginario collettivo di un territorio. Partenza dalle sponde di casa, quelle del Lago di Como, e più precisamente dall'Isola Comacina, una roccia santa e maledetta, destinata a rimanere disabitata per secoli, fino a che, dagli anni Cinquanta, grazie al rito “magico” del fuoco e del caffè perpetrato dall'oste Lino Nessi, è tornata alla vita ospitando divi hollywoodiani e personaggi famosi di tutto il mondo. Tra le prime tappe del Mythonauta anche la chiesa di San Giovanni Battista a Torino dove è custodito il Sacro chiodo che la tradizione vuole sia uno di quelli che trafissero Gesù sulla Croce. Ovviamente sull'autenticità non ci sono certezze, ma come spiega il parroco, don Attilio Pandolfi, quello che conta è il significato a cui le reliquie rimandano. Molto suggestiva comunque l'apertura con sette chiavi delle sette serrature dell'antica arca di legno che conserva il chiodo. Nel suo vagabondare, che toccherà anche il Sud dell'Italia, Van De Sfroos va soprattutto in cerca di narratori locali perché generalmente le leggende, che spesso hanno radici religiose, si tramandano a voce. Documentarle in tv significa anche fissarle a futura memoria.