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Valéry ed Eliot, classici del '900

Alfonso Berardinelli venerdì 21 gennaio 2022
Esattamente un secolo fa, nel 1922, uscirono due opere capitali della poesia moderna, due poemetti che fecero scuola per la loro estrema densità simbolica e intellettuale: Il cimitero marino di Paul Valéry e La terra desolata di Thomas S. Eliot. Avevano in comune le più grandi ambizioni. Valéry concludeva la tradizione simbolista francese iniziata e diffusa nella seconda metà dell'Ottocento con Baudelaire, Rimbaud e Mallarmé. Il linguaggio della poesia, per i suoi temi e il suo stile, con tali autori si era dissociato dalla società borghese per isolarsi in un mondo separato che respingeva il lettore comune con la sua violenza, bizzarria o provocatoria astrattezza. I poeti postromantici, i simbolisti, erano poeti oscuri, estremamente espressivi ma poco comunicativi: poeti intellettuali criticamente consapevoli della loro asocialità e individui psicologicamente, moralmente tentati dalla solitudine necessaria a indagare tutti i segreti del linguaggio e della vita interiore. Con Il cimitero marino Valéry mostra di essere nello stesso tempo un estremista e un classicista: in ventiquattro strofe metricamente perfette descrive una specie di sogno a occhi aperti vissuto in uno stato di luminosa benché funebre consapevolezza: sia la poesia spagnola (Jiménez, Garcìa Lorca) che quella italiana (Ungaretti, Montale) impararono molto da Valéry. La terra desolata di Eliot, forse il testo poetico più rappresentativo e studiato dell'intero Novecento, scritto dopo la devastante guerra 1914-18, è l'opera di un americano trapiantato in Europa. Di quasi venti anni più giovane di Valéry, non meno intellettualistico e filosofico di lui, Eliot è famoso nello stesso tempo come originalissimo poeta e autorevole critico sia letterario che sociale. Ma il metodo compositivo della Terra desolata, benché del tutto consapevole della tradizione classica, è assolutamente anticlassico. Procede per accostamento di frammenti eterogenei, banali conversazioni e rivelazioni angosciose, citazioni da Baudelaire, Dante e sermoni buddhisti. Due dei saggi più noti di Eliot, scritti durante la Seconda guerra mondiale, dicono molto della profonda crisi in atto già con i loro titoli: Appunti per una definizione della cultura e L'idea di una società cristiana.