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«Uomini di pietra», gli eroi delle cave

Andrea Fagioli sabato 27 novembre 2021
Su DMax (canale 52 del digitale terrestre e 170 di Sky) è arrivata il giovedì alle 21,25 la seconda stagione di Uomini di pietra, docu-reality molto particolare in quanto racconta con toni decisamente epici la vita dei cavatori di marmo. Un mestiere duro e pericoloso, che in pochi possono fare. Ed è per questo che la serie tv trasforma con enfasi gli «uomini di pietra» in veri e propri eroi, andando così ben oltre il documentario, sfiorando in certi momenti la fiction. Però, non si può negare che si resti affascinati quando vediamo scavare la montagna, tagliare con il filo diamantato le pareti, predisporre il “bacio”, ovvero il letto di detriti per attutire il ribaltamento delle “bancate”, gli enormi blocchi di marmo che vengono poi raccolti con giganteschi escavatori d'incredibile potenza. Le cave sono quelle delle Alpi Apuane, in Toscana, tra le province di Lucca e Massa Carrara, conosciute in tutto il mondo, che già Michelangelo frequentava per il marmo dei suoi capolavori. Luoghi di per sé grandiosi che Uomini di pietra tende a spettacolarizzare ulteriormente con una sapiente gestione delle immagini, anche se il punto di forza resta l'obiettivo puntato sulla difficoltà di un lavoro che per il territorio apuano-versiliese è stato per decenni fonte quasi esclusiva di impiego e di reddito, pur senza dimenticare i danni che l'estrazione del marmo provoca, tanto che l'associazione ambientalista “Apuane libere” si è scagliata contro DMax e contro l'azienda che gestisce le cave oggetto soprattutto della prima stagione del docu-reality, perché in questa seconda compare anche un'altra azienda e per la prima volta, con un ruolo di coordinamento, salgono in cava anche la donne. La questione ambientale è comunque aperta e va ben oltre la qualità o meno del prodotto televisivo.