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Unioni, cani, gatti e «rumore» di boomerang

Pier Giorgio Liverani domenica 22 maggio 2016
In un Paese civile i diritti sono uguali per tutti, come dice anche la Costituzione italiana (art.3), perché se si creano differenze sull'”essere” delle persone, si rischia l'istituzione di una nuova specie e la società si divide e non è più comunità. Ci sono diversità profonde tra un Paese che definiremo “normale” e uno in cui, invece, i bambini si possono fare morire nel grembo materno o conservare, da embrioni, a 196 gradi sotto zero con azoto liquido; un Paese in cui i malati, o chi è stanco di vivere, possono venir uccisi sia pure dolcemente; le famiglie si dissolvono alla faccia dei figli o si costruiscono alla meglio, secondo i propri orientamenti; le donne, se fa comodo, sono considerate solamente in quanto uteri; i “matrimoni” si combinano con i reciproci facsimili nonostante il divieto costituzionale delle «distinzioni di sesso e di condizioni personali e sociali».Il varo delle “unioni civili”, che si aggiungono alle altre istituzioni contrarie, quanto meno, allo spirito della Costituzione, suggerisce a Vittorio Feltri (su Libero, sabato 14) il giudizio sintetico di «tanto rumore per nulla», anzi e con un'espressione “brutale” (scusatemi, così è scritto): «Non me ne frega un accidente». C'è anche chi, invece, passa agli insulti: è Furio Colombo del quale (Il Fatto Quotidiano, mercoledì 18) si riportano qui alcune spiacevoli espressioni: «Le squadre aggressive dei vescovi guidati da Bagnasco... Crudele e insensato è anche il frenetico divieto della maternità surrogata... Quanto a dire che quel “matrimonio” non è un matrimonio, si tratta di una reazione nervosa causata dal potere perduto, che prima o poi passerà». Il nervosismo sarebbe quello di «coloro che ignorano tutta la Costituzione salvo la loro interpretazione del che cosa è famiglia». Ma lo sa Colombo che cosa è il boomerang delle parole?ELEFANTINI E CANIIl desiderio di insegnare al Papa il suo mestiere sembra diffuso specialmente tra i giornalisti. Questa volta è l'Elefantino a descrivere al Pontefice come dovrebbe regolarsi in materia di cani e gatti. È noto che Francesco ha invitato a non preoccuparsi di queste bestiole più che dei poveri o dei vicini di casa malandati o in stato di necessità. L'Elefantino è lo pseudomino a immagine di Giuliano Ferrara, che sul suo Foglio (lunedì 16) fa ricorso a Platone e a François Rabelais (V–IV sec. a.C. e XVI) per ricordare al Papa che «il cane è la bestia più filosofa del mondo», invitarlo a «non farsi immoralizzare dalle stupidaggini statistiche sul consumo canino in Occidente» e a «non essere banalmente umano». Se di un Elefantino si può comprendere la primaria sensibilità per gli animali, per chi ha scelto come propria immagine un animale tra i più grandi e i più intelligenti urge non smentire almeno la seconda qualità degli elefanti.