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Una volta, in emergenza si può anche dire: stupidi

Umberto Folena domenica 29 marzo 2020
Una parola è sicuramente affiorata nella nostra mente in più occasioni nelle ultime settimane. Quando abbiamo visto: folle festanti accavallarsi agli apericena, sulle piste dolomitiche e sulle spiaggette liguri con la pandemia in corso ignorando i blandi, timidi inviti delle autorità a stare a casa; gente al supermercato anche tre volte al giorno, pur di farsi un giretto; chi rilancia sui social teorie del complotto (virus creato in laboratorio, ignorando le autorevoli smentite) o cure miracolose (inesistenti) tenute nascoste da medici e giornalisti per pura malvagità; arcigni signori e acide signore stare di guardia al balcone per insultare chi cammina sul marciapiede, fosse pure la farmacista del quartiere di ritorno a casa. E altre circostanze simili. La parola è: stupido.
In molti di noi, gentili ed educati, la parola è rimasta a fior di labbra senza uscirne. Ma questa rubrica è assai maleducata e quindi la scriviamo tre volte: stupido, stupido e stupido. Se servita liscia, stupido, è una parolaccia perché non viene affibbiata come un complimento. Declinata però nelle sue molteplici sfumature – stupidello, stupidetto, stupidino, stupidone o stupidaccio – può racchiudere anche comprensione e perfino affetto, a tal punto che il destinatario non avrebbe di che offendersene. Quelli a cui abbiamo accennato all'inizio sono altresì stupidi lisci e se dovessero adombrarsene, pazienza.
Gli stupidi non sono un'emergenza recente. Erano noti fin dai tempi antichi. Giovenale compone una Satira, la quarta, sull'uso stupido del potere (se la prende con l'imperatore Domiziano). Non può mancare Shakespeare, che nella commedia Come vi piace proclama una somma verità, peraltro da maneggiare con cura: «Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio». Non molto diverso è quanto afferma Bertrand Russell: «Gli stupidi sono strasicuri mentre gli intelligenti sono piedi di dubbi», e questo è un punto a vantaggio degli stupidi. Abbondano i contributi sul tema, come quello serio dello psicologo Walter B. Pitkin (Introduzione alla storia della stupidità umana) e quello satirico, forse quindi assai più istruttivo, di Carlo Maria Cipolla (Le leggi fondamentali della stupidità umana). Cipolla enuncia cinque leggi fondamentali, a un tempo cinque pericoli e cinque moniti. Lo spazio qui consente di ricordare solo la quinta legge, ultima e definita: «La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista». E tanto basti per comprendere come il coronavirus sia pericoloso, ma la sua già ragguardevole pericolosità sia stata geometricamente aumentata dalla stupidità umana.
Un facile errore è contrapporre lo stupido all'intelligente. Errore veniale ma foriero di sgradevoli conseguenze. Viene spontaneo, ad esempio, pensare di se stessi: io non sono stupido, sono intelligente! Frase da allontanare per almeno due motivi. Primo: tutti gli stupidi ritengono di essere intelligenti e quindi, pensando ciò, potremmo essere stupidi. Secondo: anche la persona più indiscutibilmente intelligente prima o poi, nella sua vita, combina qualcosa di stupido. Meglio contrapporre lo stupido al saggio, che sa di non sapere e soprattutto non si prende mai troppo sul serio.
Purtroppo non esiste un tampone che attesti la positività al virus della stupidità, né un elettrostupidogramma. Ma alcuni indizi ci possono aiutare. Ad esempio, gli stupidi sono incapaci di autoironia e si prendono sempre dannatamente sul serio, pretendendo di avere sempre ragione. Proprio per questo motivo proclamiamo qui solennemente che questo articolo afferma verità inconfutabili e guai a chi oserà contraddirlo. Ehm.