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Una guerra dopo, 'O Sole mio sul podio e l'oro a 72 anni

Alberto Caprotti giovedì 24 giugno 2021
Prima che arrivasse il Covid a cancellare la certezza, solo la guerra poteva fermare i Giochi. Due anni dopo la fine del conflitto che fa saltare l'edizione prevista a Berlino nel 1916, Anversa ritrova le Olimpiadi tra le bucce sporche dell'Europa devastata, otto milioni e mezzo di morti, ventuno milioni di feriti, e l'illusione che lo sport possa fare da disinfettante. Un'edizione povera di mezzi ma non di volontà quella del 1920, piena di stranezze, prime volte e cerotti. Le medaglie d'oro sono di argento ricoperto, la squadra italiana di pallanuoto si rifiuta di proseguire la partita inaugurale contro la Spagna perché l'acqua della piscina è gelata, un certo Ugo Frigerio, diciottenne apprendista tipografo, vince la 3 e la 10 chilometri di marcia: manca l'inno di Casa Savoia per la premiazione sul podio, così gli suonano 'O sole mio. Anche se lui è di Milano. La pista di atletica diventa per la prima volta e per sempre di 400 metri, e la vasca del nuoto di 50, i cinque cerchi debuttano ufficialmente sulla bandiera dei Giochi. Lo svedese Oscar Swahn conquista l'argento nel tiro a segno all'età di 72 anni, battendo tra gli altri suo figlio. Il bersaglio della competizione è la sagoma di un cervo di legno mossa attraverso corde e rotaie. Il canadese Earl Thompson vince i 110 ostacoli da ubriaco, stabilendo pure un record del mondo che durerà per otto anni. I raccattapalle del tennis se ne vanno a mangiare perché la partita tra lo statunitense Lowe e il greco Zarlentis non finisce più. Olimpiadi o meno, tra la fama e la fame, molti sanno sempre cosa conviene scegliere.