Rubriche

Un tempo per ringraziare

Alberto Ambrosio sabato 9 maggio 2020

Doveva essere una quarantena, ma i giorni sono stati ben più di quaranta. Ci siamo incontrati sulle parole di questo giornale che, certo, scritte dal sottoscritto, sono risuonate nella mente e nel cuore del lettore e della lettrice. Ciascuno legge e rilegge secondo la propria esperienza e colui che scrive lo fa anche perché ascolta i pensieri del lettore. Senza di te, che leggi, le mie giornate sarebbero state diverse, e sicuramente non ti avrei incontrato. Al termine di questo periodo della rubrica “La Messa di tutti” voglio ringraziare te che hai letto occasionalmente, raramente, per caso o con costanza questa rubrica. Senza di te, quel che ho tentato di esprimere non avrebbe senso se non per me e per Dio, che ascolta tutte le nostre parole proferite o scritte.
Fin troppo spesso si pensa che il rapporto di amore sia solo a due, ma quello cristiano non è mai a due. È sempre a tre. Quando pensiamo di voler bene a qualcuno, cristianamente parlando, c’è un terzo e Questi, per quanto invisibile sia, è sempre presente nell’amore. Si tratta del Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. E non è un caso che siano Tre le persone della Santissima Trinità. Massimamente nel rapporto di coppia, nel matrimonio cristiano, i coniugi si amano – o si dovrebbero amare – attraverso Dio. L’amore cristiano è amare il prossimo perché si ama Dio. È diverso di dire amare l’altro per l’altro. No il cristiano ama come Dio ama. Insomma, se in queste parole si è stabilito una relazione, per quanto fugace, ecco spero che lì ci sia stato un poco di Dio, per me che ho scritto e per te che leggi.
Non mediteremo mai abbastanza il mistero della presenza di Dio che è in terra, in cielo e in ogni luogo, come recitava il catechismo di San Pio X. Allora è anche in questa parola scritta e letta e nella riflessione nata in entrambi. Ringraziando te, lettore e lettrice, vorrei anche ringraziare il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, di avermi aperto un varco su un panorama italiano che non posso contemplare se non da distante, e questo ormai da tanti anni.
Ricordate le finestre del calendario di Natale? Speriamo che questi giorni di confinamento aperti uno dopo l’altro come un calendario dell’Avvento, si affaccino sulla speranza. Non saranno facili i tempi che ci attendono, ma sappiamo che Dio è dappertutto, soprattutto per chi lo vuole cercare e trovare. Queste parole sono un poco, oggi, sconclusionate. Così mi sembrano, ma forse dopo aver cercato di dire cose meditate anche a lungo, bisogna lasciare spazio ai sentimenti e alle emozioni che abbiamo vissuto in questi tempi, così come vengono. Nei prossimi mesi, ascolteremo i racconti di coloro che hanno sofferto e che sono stati in rianimazione, di chi ha lavorato incessantemente, allora dovremo avere anche la forza e la grazia di saper ascoltare quanto è accaduto, di ripensarlo come si ripensano le parole di una celebrazione. La Messa è finita. O forse comincia adesso.