Rubriche

Un tempo finisce, diamo le ali a quello che viene

Maria Romana De Gasperi sabato 20 giugno 2020
Fingere che tutto vada bene? Credere che fra poco tempo si avrà trovato il medicinale giusto e tutto sarà finito? O vivere senza pensare al presente, non ascoltare le notizie imposte dalla tv. Non vedere come le onde del male passano sulle nostre strade, sui mari, sulle montagne e portano via ogni giorno chi è più debole, chi è stanco e chi ha combattuto per gli altri e non per se stesso. Da quale via è passato quel vento di dolore e come trovare il coraggio, la fantasia, la forza di riprendere ogni cosa in mano ad occhi chiusi sul passato che ancora abbiamo accanto. E soprattutto come cambiare le antiche abitudini che ora sembrano suggerire di ascoltare la loro inutilità perché il tempo è un altro, e non sa più darci la forza e l'entusiasmo di allora. Sembra che tutto sia da rifare, come ridipingere un quadro con altri colori, con figure diverse, con ragioni nuove che in un attimo hanno distrutto il vecchio entusiasmo, l'antica vivacità. Cosa ha distrutto dentro di noi questo male che in pochi mesi ha voluto far capire che le antiche strade della vita stavano cambiando e che niente sarà più come prima. Inutile credere di ricostruire strade di interesse, vita di lavoro, modi di vivere ricopiando vecchie carte. Tutto sta cambiando e ci verrà chiesto, non solo dalla nuova gioventù che vuole superare in velocità le strade della nostra vita, ma dalla velocità del nuovo che non ha tempo di attendere un futuro lontano. Le nuove generazioni hanno fretta di vedere il lavoro delle loro mani e non amano attendere in silenzio l'eredità che sappiamo dare loro. Ciò che ci viene chiesto subito è riaggiustare ciò che abbiamo distrutto affinché serva come base e come scalino alto per il loro nuovo mondo. Mentre si cerca di rialzare quello che si è perduto ci rendiamo conto che una forza nuova e una fantasia creativa diversa stanno cercando spazio per un futuro che non avevamo ancora immaginato. Così è sempre stata la storia passata e rileggendola oggi si vedrà come è stata spinta dalle onde del tempo nella felicità e nel dolore quasi un mare sottovento. Forse il virus ancora ignoto ci sta gettando in uno spazio che avevamo perduto, in una legge che avevamo lasciato, in una comunità di collaborazione che avevamo distrutto. Forse il virus sconfitto lascerà fantasie nuove da condividere in un lavoro comune per migliorare la vita di questa terra che in così breve tempo ci ha dato lezioni di amore per un prossimo sconosciuto, di collaborazione per alleviare le ultime ore di vita a ignoti, per credere nel bene offerto senza compenso, nella fatica e nel pianto condiviso. Non è possibile uscire da un male che si è abbattuto su tutta la terra senza meditare sulla ragione della nostra esistenza come umanità, come aiuto positivo alla sua creazione dove la bellezza e la bontà, la verità e la giustizia possano avere lo stesso colore, la medesima gioia di esistere e di lavorare per il tempo eterno.