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Un messaggino di due mani giunte rappresenta lo spirito di Assisi

Guido Mocellin domenica 10 gennaio 2021
Viene abbastanza spontaneo, guardando la videointenzione di preghiera di papa Francesco per il mese di gennaio 2021 «Al servizio della fraternità» ( visibile anche sul sito di “Avvenire” bit.ly/39fOjPx ), collegarla all'enciclica “Fratelli tutti” e al “Documento sulla fratellanza umana” firmato congiuntamente dal pontefice e da Ahmad al-Tayyeb, grande imam di Al-Azhar, quasi due anni fa. A confermare il legame tra i due testi e il video è lo stesso padre Frédéric Fornos, il gesuita al quale Francesco ha affidato la direzione della Rete mondiale di preghiera del Papa che mensilmente diffonde “Il video del Papa”. Costruito secondo il consueto canovaccio, il breve filmato (90 secondi), che con una forzatura si potrebbe definire uno spot, fa udire le parole di Francesco mentre mostra, oltre alla sua persona, immagini destinate a rafforzare l'impatto di tali parole. Ma senza mai esporle all'accusa di «sincretismo» e «indifferentismo religioso» piovute sul video di qua ( bit.ly/2XpEtF7 ) e di là ( bit.ly/3s4Sqqh ) dell'Atlantico da parte di chi non condivide “a prescindere” alcuna linea di papa Francesco, né sul versante dei rapporti con le altre religioni, né sul versante delle riforme interne alla Chiesa (come lo è anche quella relativa all'Apostolato della preghiera di cui “Il video del Papa” è espressione). Segnalo piuttosto un dettaglio che mi ha colpito: per rendere visivamente l'idea di unirsi «come fratelli a chi prega» e di sostenersi reciprocamente, amarsi e conoscersi tra credenti di diverse religioni gli autori del video hanno immaginato un'orante cristiana che si affianca nella preghiera a un'orante musulmana e a un orante ebreo tramite un'applicazione di messaggistica. Chi l'avrebbe detto, nel 1986, ad Assisi: l'«insieme per pregare» coniato allora da Giovanni Paolo II può essere rappresentato, 35 anni dopo, con il disegno stilizzato di due mani giunte trasmesso da uno smartphone all'altro.