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Un libro e un paio di pensieri su coppie “irregolari” o “fragili”

Gianni Gennari sabato 30 maggio 2015
“Lupus” in casa. Qui (27/5, p. 15) Lucia Bellaspiga: «Gli irregolari credenti si rivolgono al Sinodo». Il libro “Chiesa ascoltaci” del collega Aldo Maria Valli racconta delusioni, speranze e desideri di coppie irregolari rispetto al matrimonio cristiano, ma lo fa annotando che per esse «La relazione finale del Sinodo evita il termine “irregolari” e parla «di “fragilità”, un'attenzione che va al di là dell'aspetto linguistico»: divorziati e risposati, ovviamente civilmente, in questa situazione di «fragilità». Centrale l'accesso all'Eucarestia: «Comunione ai divorziati risposati»? La domanda non è l'unica, ma fu già vivissima al Sinodo del 1980, ferma restando la risposta ufficiale negativa e confermata dalla Familiaris Consortio (1981). Risuona (enfatizzata in una società segnata da divorzi e seconde nozze) anche oggi e domani, in vista della seconda fase del Sinodo, in autunno. Leggo e mi vengono due pensieri. 1. L'importanza della realtà “tempo”. Certamente la relazione coniugale con due persone nella stessa fase di tempo è adulterio. Ma può dirsi esattamente la stessa cosa per una relazione coniugale che arriva a tanto tempo dal fallimento di una prima unione? 2: Valli racconta anche la vita di coppie «irregolari» (o «fragili») di credenti che obbedendo alla Chiesa partecipano all'Eucarestia, ma volutamente si astengono dall'accesso alla Comunione… Che dire? A me personalmente torna in mente la realtà di coppie di autentici cristiani che fino all'arrivo di papa Giovanni erano su posizioni politiche ufficialmente toccate dalla scomunica del 1949, partecipavano alla Messa ma per obbedienza non facevano la Comunione… Nel 1960 il Papa in persona volle che tornassero a farla. Dunque due punti su cui pensare. Del resto, se in materia fosse del tutto impossibile qualcosa di nuovo senza tradimento della fede nessuna discussione avrebbe senso.