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Un lancio storto: tre criminali tre parole e un grosso pregiudizio

Gianni Gennari sabato 19 marzo 2016
Ieri “Unità” tutta p. 17: «Quei tre, così gentili e criminali», “lancio” di un libro di Edoardo Albinati, quasi 1.300 pagine, che – hai già letto sul sito del “Corsera” – «partendo dall'esperienza quasi banale (come) gli anni della scuola ricostruisce il delitto del Circeo» del 1975: cinismo maschilista, violenza, sangue, stupro e massacro di due ragazze. Una morì subito, l'altra restò ferita a morte per una vita durata altri 30 anni di dolore e smarrimento. Fu trovata nel bagagliaio dell'auto, schiacciata sul cadavere della prima. Entusiasmi ubiqui: «Un romanzone! Grande scrittore». Grande, come inventore di grandi pagine, o grande come grosso? Vediamo. Il pretesto annunciato è che da giovane lui, Albinati è stato «compagno» di quei «tre così criminali, così gentili». Compagno gentile, lui, ma non criminale, che nel libro elenca tutto il delitto con accanimento non proprio terapeutico: l'incontro dei tre, le due ragazze all'appuntamento, le violenze, le percosse, gli stupri, il sangue e via via col vento della crudeltà. Leggi e sei anche in condizione di ricordare l'orrore, a più riprese, per gli assassini che hanno avuto diversa sorte. Un libro – leggi anche – che dal piccolo particolare, la compagnia nella scuola, «fa germogliare il mondo intero»! Ci pensi un po' e a sorpresa leggi che il titolo è «La scuola cattolica»! Tre parole: tre come i criminali. Difficile pensare che tra Autore ed Editore quel titolo non sia voluto e mirato: in sostanza proprio lì sarebbe la fonte del delitto! Certo la scuola, anche quella cattolica, può essere colpevole di tante cose, e chi scrive qui ricorda che l'unica scuola da cui per coscienza si è dimesso, tra tante che ha lasciato, era una scuola retta da suore cattoliche. Pregiudizi e calunnie fanno “scuola”: in pagina varia. Un sacco brutto!