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Un dubbio che resta

Anna Foa sabato 10 agosto 2013
Fra gli ebrei dell'epoca della distruzione del Tempio doveva essere noto che Vespasiano, oltre ad avere tutte le carte in regola per diventare presto imperatore, era particolarmente sensibile a quanti gli predicessero la sua prossima assunzione al trono. Fu così che anche Josef ben Matitiahu, uno dei capi della guarnigione di Iotapata dove erano asserragliati gli zeloti ribelli, catturato dai romani e condotto di fronte a Vespasiano, salvò la pelle, passò dalla parte dei romani e divenne storico della Corte dei Flavi. Prese il nome di Giuseppe Flavio e usò il greco nelle sue opere fondamentali, La guerra giudaica e Le antichità giudaiche. Quale il confine tra il compromesso e il tradimento, potremmo domandarci? Giuseppe Flavio era un grande scrittore e molto di ciò che sappiamo sul mondo ebraico di questi anni ci viene soltanto da lui. È anche vero che la sua storia della guerra giudaica è apertamente orientata in senso favorevole ai romani. Tradimento o compromesso, insomma? Come allo storico Vidal Naquet, che ne ha autorevolmente scritto, anche a me Giuseppe Flavio piace molto di più di quanto non mi potrebbero mai piacere gli zeloti, chiusi e fanatici. Eppure, il dubbio resta.